Arrivare tardi in ufficio: le scuse più pazze

Un orso sotto casa, chiavi dell'auto congelate in un bicchiere e borsetta chiusa in un distributore di giornali: ecco le scuse più incredibili per giustificare un ritardo al lavoro.

La tecnica si sperimenta durante gli anni di scuola e si affina quanto si entra nel mondo del lavoro e si deve essere puntuali in ufficio alle 9 del mattino, e invece si arriva in ritardo. Passano gli anni, ma le scuse da rifilare a insegnanti e capi, infatti, sono sostanzialmente sempre le stesse con alcune varianti date dalla fantasia di chi deve giustificare l’entrata in azienda oltre l’orario consentito.

Una società di cacciatori di teste, alle prese con scuse di ogni tipo, ha provato a prender nota di quello che molti dipendenti dicono quando fanno tardi in ufficio. Ne è uscito un elenco molto divertente che teoricamente potrebbe anche essere utilizzato per farne una commedia teatrale.

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Innanzitutto, il traffico lungo le strade è ormai quasi una giustificazione quasi banale, anche se sempre valida visto che ormai anche i piccoli centri sono colpiti da questo fenomeno. Ma nel 2012, ecco avanzare nuovi stratagemmi: il congelamento delle chiavi dell’auto – che hanno reso impossibile l’avviamento se non dopo averle tenute in mano per 20 minuti – e l’assalto di un orso, più probabile nel Minnesota o nelle foreste della California ma improbabile a Manhattan o sulle freeway di Houston (a meno che il plantigrado non sia fuggito da uno zoo).

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La classifica delle scuse più assurde e divertenti prosegue con la dipendente alla quale è caduta la borsetta di uno di quei distributori automatici di giornali, che si aprono con una monetina. Ma dato che le monete erano nel portafoglio che a sua volta era nella borsetta, è stato giocoforza attendere il successivo acquirente che introducesse i preziosi spiccioli.

C’è poi chi spiega al capo che si è usciti di casa con le scarpe della fidanzata del proprio coinquilino e che si era dovuti ritornare indietro a cambiarle. In questo caso la scusa supera il buon senso: passi indossare il reggiseno di un’altra donna o magari i suoi slip o la sua camicetta. Ma le scarpe dovrebbero essere individuabili al volo.

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Ritornando alle chiavi dell’auto, molti hanno dato la colpa alla propria moglie rea di averle lasciate in un bicchiere pieno d’acqua e di aver messo il tutto nel congelatore, con il risultato che l’indomani il malcapitato ha dovuto attendere il “disgelo”. Un’altra scusa “fantozziana” è arrivata invece da una donna: il ritardo è dovuto al fatto che la dipendente ha dovuto infilare l’impermeabile a uno dei nanerottoli di cemento del proprio giardino, visto che le previsioni davano pioggia a catinelle.

C’è poi chi dà la colpa alla tecnologia, dicendo che il sensore che analizza il fiato di chi è al volante – e che impedisce l’accensione se si puzza di alcool – ha erroneamente rilevato un tasso troppo elevato di vino rosso anche se si era bevuto solo del caffè. Un dipendente uomo, invece, ha dato la colpa al proprio rasoio elettrico che spegnendosi sul più bello ha lasciato il malcapitato con metà capelli tagliati, con la conseguenza che si è dovuto aspettare l’apertura del barbiere sotto casa. Curioso anche quanto hanno detto alcuni che, presi dalla forza dell’abitudine, si sono diretti verso il precedente ufficio accorgendosi poi dell’errore solo guardando la faccia sbigottita degli ex colleghi.

Si spera che questo pedissequo elenco di giustificazioni non serva come spunto per i dipendenti italiani, dato che il ritardo sul lavoro è più frequente di quanto si pensi visto che almeno un quarto di questi almeno una volta al mese timbra il cartellino oltre l’orario stabilito mentre il 16% lo fa addirittura una volta alla settimana. Ma in Italia, per lo meno, non ci sono gli orsi a minacciare le tranquille mattine dei lavoratori.

Fonte: Business News Daily

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