E’ rimasta nel’immaginario collettivo come grande portatrice di stile e bon ton. “Non si è mai troppo magre” diceva, in tempi in cui di anoressia evidentemente si parlava ancora molto poco e in cui la patologia era molto meno diffusa di oggi.

Parliamo di Coco Chanel, la stilista francese che ha segnato indelebilmente il passo nello styling e sulla quale tanto è stato detto di tutto e sulla quale è stato fatto anche  un film, uscito pochi anni fa “Coco avant Chanel”.

Molto si è detto, ma forse non tutto dal momento che una nuova biografia choc avanza ipotesi scomode sulla vita della regina della moda francese.

In questi giorni è in uscita negli Stati Uniti il libro del giornalista americano Hal Vaughan, “Sleeping with the enemy, Coco Chanel’s secret war”, che ha iniziato a far discutere e a richiamare l’attenzione dei media ancora prima di essere messo in commercio.

L’autore ha dichiarato di aver consultato moltissimi testi e reperti negli archivi nazionali statunitensi e francesi e sarebbe giunto alla considerazione che Chanel sarebbe stata una spia nazista.

E pensare che nell’immaginario di tutti Chanel è quella che ha liberato le donne dalla schiavitù del corsetto, aprendo gli sportelli del guardaroba femminile ai pantaloni.

Nel 1940, all’età di 57 anni, la stilista francese sarebbe stata reclutata dall’Abwehr, il servizio d’intelligence militare tedesco con scopi difensivi: da quel momento sarebbe diventata l’agente F-7124, nome in codice Westminster, dal nome del suo amante e amico, il Duca di Westminster.

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