Si fanno sempre più pesanti le accuse che l’attrice Evan Rachel Wood muove verso l’ex fidanzato Brian Warner, meglio conosciuto dal pubblico come Marilyn Manson, già indagato dallo sceriffo della contea di Los Angeles proprio per le affermazioni di Wood.

L’attrice, nel documentario Phoenix Rising, diretto da Amy Berg e trasmesso in anteprima domenica 23 gennaio al Sundance Festival, che descrive nel dettaglio la sua relazione con il rocker, afferma infatti di essere stata letteralmente violentata davanti alla telecamere. 

Tutto sarebbe successo durante la realizzazione del videoclip di Heart-Shaped Glasses, del 2007, dove Wood indossa un paio di occhiali a forma di cuore che richiamano la Lolita del film di Stanley Kubrick e ha un rapporto con Manson mentre vengono investiti da una pioggia di sangue.

Peccato che quella scena, sostiene Wood, non fosse affatto recitata: “Avevamo parlato di una scena di sesso simulato – ha spiegato nel documentario – ma una volta che le telecamere si sono accese, lui ha iniziato a penetrarmi davvero. Non lo accettavo… Ero nel pallone. Non mi sentivo al sicuro. Non sentivo nessuno che si prendesse cura di me. Girare il video è stata un’esperienza traumatizzante. Mi sentivo disgustata da me stessa e pensavo di aver fatto qualcosa di vergognoso. Anche la troupe era a disagio, ma nessuno sapeva cosa fare”.

Evan Rachel Wood afferma che quello sarebbe stato il primo di una lunga serie di abusi che imputa a Manson.

Sono stata costretta a compiere un atto sessuale con delle false rassicurazioni. Sono stata violentata davanti alla telecamera.

Wood aggiunge anche che Marilyn Manson l’avesse in qualche modo “indottrinata” rispetto a quel che doveva dire pubblicamente: “Dovevo dire alla gente che avevamo passato un periodo fantastico e romantico, e niente di tutto ciò era la verità. Ma avevo paura di fare qualsiasi cosa che potesse turbare Brian in qualche modo. Il video è stato solo l’inizio della violenza che si sarebbe intensificata nel corso della relazione”.

Wood ha conosciuto l’allora trentottenne Brian Warner nel 2006 allo Chateau Marmont di Los Angeles, quando aveva appena 18 anni, e da lì a poco hanno iniziato la loro relazione; solo oggi, col senno di poi, lei comprende di essere stata in un certo qual modo manipolata da lui: “All’inizio si presentava come quello che mi avrebbe resa emancipata e libera. ‘Sono qui per dimostrarti chi sei veramente’. Ha rappresentato tutto quel che io volevo uscisse da me, e non me ne vergogno”.

Ma, come disse a Self in un’intervista del 2019, ben presto il suo pensiero su Marilyn Manson è cambiato: “Ripensando alla mia relazione ora, era una relazione di violenza domestica da manuale. Quando leggo di violenza domestica, è come leggere un’autobiografia”.

Le vere accuse, però, sono arrivate via social sono nel febbraio del 2021:

Il nome dell’uomo che ha abusato di me è Brian Warner, più noto a tutti come Marilyn Manson. Ha iniziato ad adescarmi quando ero adolescente e ha orribilmente abusato di me per anni. Mi ha fatto il lavaggio del cervello, mi ha manipolata per sottomettermi. Sono stanca di vivere con la paura di ritorsioni, calunnie o ricatti. Sono qui per accusare quest’uomo pericoloso e quelli che gli hanno permesso di fare ciò che ha fatto, prima che possa rovinare altre vite. Sono dalla parte delle vittime che non vogliono più restare in silenzio.

Lo stesso giorno, altre quattro donne hanno accusato pubblicamente Warner di abusi mentali, emotivi, e di violenze sessuali e fisiche. In totale, circa una dozzina di donne si sono presentate per accusare il cantante, che ha sempre rigettato ogni addebito.

Al momento, il cantante non si è pronunciato in alcun modo sulle nuove accuse arrivategli dall’ex compagna.

 

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