Primo appuntamento: molta confusione deriva dalla sua definizione

In rete si trovano tanti articoli che tentano di spiegare una determinata realtà per tappe, tanto più se ad avvallarle esistono studi e ricerche con un qualche supporto scientifico e/o statistico. In uno di questi, dedicato tanto per cambiare all’amore, ho trovato interessante un punto in particolare: secondo uno studio pubblicato su stateofdatingreport.com infatti, il 69% della popolazione single sarebbe confusa circa il primo appuntamento.

Attenzione, non parliamo di quell’incertezza tipica, per cui il/la single che si appresta ad uscire con qualcuno/a non sa ad esempio cosa indossare o come parlare di sè; parliamo di una confusione che sta proprio a monte, perchè a confondere non è la preparazione, bensì l’appuntamento stesso.

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In pratica, il soggetto in questione non sa con precisione se si sta interfacciando con un vero e proprio appuntamento oppure no; nel 69% dei casi. E’ una questione di definizioni, certo, ma anche di confini comportamentali. Possibile che non esistano più gli inviti chiari, espliciti, semplici di una volta?!? Sarà colpa del parziale ribaltamento dei ruoli nelle questioni di genere?

Io mi sono sempre chiesta perchè le definizioni siano così importanti; probabilmente è un fatto psico-linguistico: se una cosa ha un nome esiste, altrimenti no. E se un appuntamento non è degno di essere chiamato tale, allora cosa si appresta ad essere?

La mancanza di chiarezza può derivare da molti fattori: imbarazzo, paura o semplicemente comodità, perchè una definizione vera e propria non vuole essere data, soprattutto per le relazioni che nascono già con intenti occasionali.

Ora: è vero da una parte che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, come diceva qualcuno. Ma deve esserci qualcosa al fondo di quest’attesa, qualcosa di chiaro, che sia un inizio potenzialmente duraturo oppure una semplice botta e via. Anche perchè credo che la confusione in casi come questo possa generare sonore prese per i fondelli, o almeno situazioni ambigue.

Mi fa quanto meno sorridere uno studio statistico che riporti un risultato come questo. Dall’altra però mi fa tornare al pensiero di qualche mese fa, quando immaginavo un mondo privo di coppie convenzionali, un mondo dove certe definizioni non avrebbero ragione d’esistere, e dunque nemmeno di creare confusione o di far soffrire.

Forse è solo questione di creare un codice comportamentale nuovo, evoluto, basato sul moderno modo di concepire l’amore e le relazioni affini. Attendiamo fiduciosi; in alternativa c’è sempre l’utòpia di cui sopra ad aspettarci da qualche parte.

photo credit: whitesquirreletsygirl via photopin cc

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