Recensione "Una sconfinata giovinezza", il capolavoro di Pupi Avati

Il noto regista Pupi Avati ritorna nei cinema da oggi 8 ottobre con il film drammatico “Una sconfinata giovinezza” di cui ne firma oltre alla regia, anche la sceneggiatura e il soggetto.

Lo struggente e commovente film di Avati è una storia d’amore in cui l’amore coniugale tra un uomo e una donna si trasforma nell’amore materno di una madre con il proprio figlio. Viene raccontata la storia di Lino (Fabrizio Bentivoglio) e Chicca (Francesca Neri) sposati felicemente da 25 anni, giornalista sportivo lui, professoressa universitaria lei.

Nonostante il grande amore che li lega, la coppia non è riuscita ad avere un figlio. Inoltre, un giorno Lino inizia ad accusare problemi di memoria: sono i primi sintomi del morbo di Alzheimer.

La malattia porta l’uomo a distaccarsi dalla realtà, diventando pian piano un estraneo per sé e per gli altri. Chicca decide, nonostante tutto e tra mille difficoltà, di stargli accanto e di curarlo.

Il regista Avati ci regala un gioiello cinematografico importante, molto biografico e commovente. Alla bellissima fotografia e ai dialoghi profondi si aggiunge la magia avatiana dei luoghi dei ricordi, dell’infanzia ormai perduta, per celebrare una storia d’amore e di malattia intensa e unica.

“Una sconfinata giovinezza” è un film che tocca molte tematiche importanti e attuali, dall’infertilità della coppia ai problemi derivanti da una malattia come l’Alzheimer, in modo sempre delicato e attento.

La pellicola è stata esclusa dalla scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Aldilà delle polemiche, il motivo risulta incomprensibile poiché, soprattutto visto i risultati della kermesse veneziana, il film di Pupi Avati meritava non solo di esserci ma anche mostrare il vero cinema italiano d’autore.

Del cast fanno parte, accanto a Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri, anche Serena Grandi, Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Manuela Morabito, Erika Blanc, Vincenzo Crocitti, Osvaldo Ruggieri, Brian Fenzi, Marcello Caroli, Riccardo Lucchese e Lucia Gruppioni.

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