Vini d'Italia: Elba Aleatico Passito DOCG, re incontrastato della viticoltura elbana

Elba Aleatico Passito è la prima DOCG delle piccole isole italiane. Famoso fin dai tempi più antichi, è preferito dai sommelier per la sua dolcezza e corposità. L’isola d’Elba, oggi come ieri, è un’area privilegiata non solo per il suo appeal turistico-balneare, ma anche per la produzione di un vino “divino” grazie alle caratteristiche del suo clima e dei suoi terreni ricchi di minerali.

Zona di produzione e vitigni
Elba Aleatico Passito si produce nell’Isola d’Elba, in provincia di Livorno, ma si può produrre in tutti i comuni dell’isola d’Elba. È ottenuto da uve di Aleatico 100%, selezionate e sottoposte ad almeno 10 giorni di appassimento all’aria. Più precisamente, la DOCG prevede che il vino debba essere ottenuto solo dalle uve Aleatico prodotte «nel territorio amministrativo dei comuni dell’isola d’Elba». Quindi, questo vino a denominazione di origine controllata e garantita si ottiene esclusivamente da uve provenienti dal vitigno Aleatico.

Caratteristiche organolettiche
Elba Aleatico Passito ha un colore rosso rubino brillante con riflessi violacei che tendono al granato con l’invecchiamento; profumo di confetture di piccola frutta rossa, mora, fragola, lampone, ciliegia, uva passa e note mielate con lievi note speziate sempre più intense con l’affinamento; sapore dolce, di corpo e armonico, caldo, morbido e vellutato, in perfetto equilibrio tra la morbidità fornita dall’alcol e dagli zuccheri e le componenti tanniche. In sintesi, un vino fine. La gradazione alcolica minima è pari al 12%. In genere, i vini immessi in commercio l’anno successivo alla vendemmia hanno un caratteristico sapore fresco e aromatico, mentre quelli che invecchiano per uno o due anni in botti di legno acquistano un sapore più complesso e deciso.

L’Aleatico Passito dell’Elba a tavola
Ottimo anche come vino da meditazione, questo passito naturale non liquoroso si accompagna bene a crostate di frutta, “schiaccia briaca” (un dolce tipico elbano a base di uvetta, pinoli, frutta secca e Aleatico), preparazioni a base di crema e frutti di bosco e con pasticceria secca regionale come i biscottini all’anice di Livorno. Bene all’abbinamento gastronomico con preparazioni a base di cioccolata e frutti rossi e, in estate, con le pesche tagliate. Un abbinamento inconsueto, ma di sicura efficacia a fine pasto con formaggi erborinati come il Gorgonzola o il Roquefort. Si consiglia di servirlo in piccoli calici a una temperatura compresa fra i 12° e i 14° C.

Un po’ di storia
La viticoltura è una pratica che, sull’isola d’Elba, risale al tempo degli Etruschi, anche se l’antico metodo di coltivazione ad alberello sembra risentire di forti influenze greche. Una conferma della vocazione vitivinicola delle terre elbane si trova nella Naturalis historia, nella quale Plinio il Vecchio definisce l’antica Ilva “insula vini ferax”. Un’altra conferma viene dal ritrovamento di numerosi reperti archeologici risalenti all’epoca romana che testimoniano le pratiche di conservazione e trasporto del vino.

La produzione e il commercio del vino continuano a diffondersi attraverso i tempi, tanto che si rende necessario, ai tempi di Domiziano, un decreto mirato a ridurre la viticoltura per incrementare le coltivazioni di grano. Un intervento inutile, in quanto la produzione e il commercio del vino continuano a prosperare anche durante la Repubblica di Pisa, sotto la dominazione dei Medici prima e poi dei Lorena. Il 20 agosto 1595, Ferdinando I de’ Medici promulga un “Bando delle vigne”, con il quale ordina che i vigneti siano protetti attentamente dai danni provocati dal bestiame: i vigneti, infatti, non hanno siepi di protezione e spesso vengono danneggiati dagli animali.

Nel 1766, al tempo dei Lorena, viene introdotta la municipalizzazione della vendita: il conte degli Alberti, ministro di Stato del granduca Pietro Leopoldo, emana il Regolamento per la vendita del vino in Portoferraio, con il quale stabilisce che gli utili derivanti dal commercio vinicolo debbano essere ripartiti fra i vignaioli e il Municipio di Portoferraio, che s’impegna a sua volta a “supplire alla spesa necessaria del risarcimento delle strade sia di città che di campagna come pure del loro mantenimento”.

Il commercio vinicolo continua nel suo cammino in escalation anche dopo i Lorena, con i francesi: il governatore D’Alesme emana un decreto firmato da Napoleone Bonaparte, che stabilisce l’esenzione doganale per “i vini provenienti e che si fanno all’isola d’Elba, che sono ammessi nei porti della Francia, della Liguria e degli stati romani con esenzione del diritto di dogana”. Nei dieci mesi di esilio sull’isola, lo stesso Napoleone contribuisce direttamente allo sviluppo della viticoltura isolana, acquistando dai contadini locali il vino per la sua tavola e anche lavorando tra i vigneti. Fino alla metà del XX secolo la viticoltura è l’attività principale dell’isola, anche se sensibilmente danneggiata dall’oidio e dalla fillossera nella seconda metà dell’Ottocento.

Oggi l’Aleatico dell’Elba è la perla della produzione vinicola insulare. Un passito che “affascina” con l’aromaticità tipica del vitigno Aleatico, ma che riesce a conservare questa sua tipicità grazie al lavoro appassionato di vitivinicoltori ricchi di una grande tradizione, ma operanti sempre in dimensione futuro.

Di lui il grande Luigi Veronelli ha detto: “manda fuori di testa”. Il terroir dell’Elba Aleatico Passito colpisce sempre, oggi come ieri.

Elba Aleatico Passito DOCG è diventato un DOCG di Toscana nel dicembre 2010. Il riconoscimento della Docg per l’Aleatico dell’Isola d’Elba è uscito sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n°131 del 08/06/2011. Le prime bottiglie di Aleatico DOCG sono quelle della vendemmia 2011. Per essere sicuri che sia Aleatico DOCG, sull’etichetta al collo della bottiglia con la fascetta del Ministero delle Politiche Agricole dev’essere scritto ALEATICO DELL’ELBA PASSITO o ELBA ALEATICO PASSITO DOCG.

Photo Credit: Tuscanycious via photopin

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