Selfie e dintorni: il #nofilter, la bellezza naturale e il senso di inadeguatezza delle donne

L’ossessione del selfie non accenna a diminuire e, accanto agli ultimi trend #underboobs, #aftersex e dintorni, ce n’è uno che pare impazzare da tempo in netta controtendenza con gli altri, ed è il #nofilter.

Come sempre molto esplicito, l’hashtag in questione si riferisce appunto all’assenza di filtri per ritoccare i colori di un selfie; peccato che, secondo una ricerca condotta da Olay, il 68% delle donne pare non possa fare a meno del fantomatico ritocco (stavolta solo virtuale), per poter pubblicare un autoscatto.

Per la legge del contrappasso, usare il #nofilter significherebbe esporsi al pubblico ludibrio, con scatti impietosi in grado di mostrare al mondo intero….tutte le odiose imperfezioni e le impurità della nostra pelle; ebbene sì, l’imputata stavolta è lei. Con un buon filtro invece, i difetti cromatici possono venire sapientemente nascosti. Altrimenti la donna, sempre vittima e carnefice di se stessa, si sente automaticamente inadeguata.

Una ruga? Un brufolo? Due pori dilatati troppo vicini? Una parvenza di lucido sulle gote che no, non è olio abbronzante?!? Banali quotidianità, che però rendono le donne insicure ed esitanti. E se anche l’obiettivo dello smartphone rimane lì, a puntare il dito contro le imperfezioni e ad immortalarle nei secoli dei secoli, bè no, così non si può fare.

Meglio i filtri dunque, e all’anima il #nofilter. La “bellezza naturale”, tanto decantata, in realtà non esiste. O meglio, per noi “filtrate” (e non da Instagram!) da questa società del perbenismo estetico, il concetto di bellezza naturale è qualcosa di vuoto e privo di significato; perchè la bellezza a cui ci abituano le copertine, i cartelloni, gli schermi, è quanto di più artefatto possa esistere.

Altro che naturalezza: fra bisturi, plastica, Photoshop e cosmetici, non si riesce a intravedere più nulla dell’origine di un volto o di un corpo. Quindi perchè incitare le comuni mortali a far vedere una volta di più quanto siano diverse dagli ideali di perfezione estetica?!? Forse per distinguersi?!? O per dichiarare ancora e ancora di essere appunto oggettivamente più brutte delle donne-copertina?!?

Ok sì, aveva ragione Anna Magnani quando diceva “Le rughe? Perchè toglierle? C’ho messo una vita a farmele venire”. E beate tutte coloro che portano con fierezza le imperfezioni rifiutate dal perbenismo estetico (io lo faccio per cause di forza maggiore, ma vi assicuro, a volte non è per niente facile). Per tutte le altre però ci sono i filtri. O il trucco. Perchè non tutte hanno la forza di distinguersi e di farlo in modo non convenzionale. Ci vuole coraggio. Ed è assurdo che sia così.

(Foto by Infophoto)

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