Tutto sul tumore al seno: falsi miti e come prevenirlo

Consapevolezza e informazione sono le armi più forti a disposizione delle donne per riconoscere in tempo il cancro al seno, una delle forme tumorali più comuni al mondo.

Il cancro al seno è una delle patologie tumorali più diffuse tra la popolazione mondiale. Se preso in tempo, può essere curato nella maggior parte dei casi, ma perché ciò sia possibile è necessario essere informate sui quali siano i sintomi della malattia e su come riconoscerli.

Il primo passo verso una corretta informazione consiste nel capire cos’è un tumore al seno e come si manifesta: l’assunto di base da cui partire è la consapevolezza della struttura della parte del corpo interessata. Le mammelle umane infatti, non sono altro che un agglomerato di strutture ghiandolari (dette lobuli) e tessuto adiposo posti fra la pelle e la parete del torace. La comparsa di neoformazioni cancerose è dovuta alla proliferazione incontrollata di alcune cellule mammarie che divengono maligne e si accumulano formando agglomerati tumorali.

Nonostante la costante evoluzione delle tecniche di cura della patologia, si rende comunque necessario individuare il problema in tempi utili per poter intervenire con successo. Perché ciò avvenga è bene che ognuna di noi sia correttamente informata su come riconoscere la sintomatologia e che sia in grado di monitorare il proprio corpo autonomamente, mediante semplici tecniche come l’autopalpazione.

È molto importante inoltre diffidare delle dicerie senza fondamento e dei falsi miti sull’argomento, imparando a distinguere i dati corretti da quelli infondati; questo perché una scorretta informazione su questo tipo di problema può essere più pericolosa della totale mancanza di nozioni sul {#tumore al seno}.

La disinformazione dilagante e la poca attenzione verso i sintomi, rendono ancora oggi il cancro alla mammella la principale causa oncologica di morte nelle donne di tutto il mondo.

Per cominciare, è errato credere che solo le donne si ammalino di cancro al seno: nonostante sia vero che statisticamente le donne si ammalano più degli uomini, non è escluso che questi ultimi possano sviluppare un tumore mammario. Proprio per questo è necessario che tutti si sottopongano a controlli periodici e apprendano le tecniche di auto-check per favorire una diagnosi precoce.

Un altro rumor ha diffuso la voce che l’allattamento al seno può favorire la formazione di tumori nell’apparato ghiandolare mammario: niente di più falso. Recenti studi infatti hanno dimostrato l’esatto contrario, provando che durante la fase dell’allattamento diminuisce la produzione di estrogeni femminili, un fattore strettamente collegato alla diminuzione delle possibilità di sviluppare un tumore al seno.

Non ci sono prove sufficienti a dimostrare inoltre che sia vero che l’uso del reggiseno favorisca l’insorgere del cancro al seno. Questa voce, che iniziò a circolare negli anni Novanta, fu messa in giro da alcuni medici che sostenevano che la compressione del seno all’interno della biancheria intima bloccasse la circolazione linfatica e sanguigna aumentando la possibilità di contrarre il cancro, ma a oggi tutto ciò non ha ancora avuto riscontri scientifici attendibili.

Altri miti da sfatare sono i seguenti:

  • tutti i noduli al seno sono maligni: non è vero in quanto circa l’80% dei noduli sono benigni. È consigliato comunque controllare approfonditamente ogni ciste che compare all’interno del seno mediante mammografia, ecografia o biopsia;
  • il cancro al seno è contagioso (assolutamente falso);
  • la mammografia aiuta a curare il cancro (falso, in quanto è un’analisi medica finalizzata all’individuazione, non una terapia);
  • la pillola anticoncezionale può causare cancro al seno: anche quest’informazione è scorretta, in quanto nonostante sia vero che con la pillola vengono assunte delle percentuali di estrogeni, è pur vero che si tratta di quantità troppo limitate per incidere negativamente sulla salute di una donna;
  • la storia familiare incide sulla possibilità di sviluppare un tumore: questa è una mezza verità in quanto circa il 90% dei casi di donne con questa patologia non ha parenti stretti che abbiano avuto il suo stesso problema. Ciò significa che statisticamente la storia familiare conta solo in minima parte.

Fonti: Ribbono F Pink.

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