Carnevale di Venezia: vestiti e maschere tipiche

Il Carnevale di Venezia è famoso per le sue eleganti e antiche maschere: ecco i costumi e i vestiti tipici del Carnevale veneziano.

Il Carnevale di Venezia 2019, le cui date vanno dal 23 febbraio al 5 marzo, ha programma vasto e spettacolare, tra cui spicca anche il Concorso per la Miglior Maschera del Carnevale. Il Carnevale di Venezia è uno dei più famosi al mondo e a buon vedere: la storia del Carnevale della città lagunare è millenaria e mantiene ancora oggi un che di magico e di misterioso, grazie anche ai vestiti, alle maschere tipiche e alla musica che lo contraddistinguono.

La maschera, infatti, è l’elemento immancabile del Carnevale di Venezia… ma quale sono i vestiti e le maschere tipiche della tradizione veneziana? Di seguito, potete scoprire l’origine delle maschere veneziane e quali sono i vestiti tradizionali che potete indossare in occasione del Carnevale di Venezia 2019.

Breve storia delle Maschere tipiche veneziane

“Buongiorno Siora Maschera”, si soleva dire a Venezia nel periodo del Carnevale lungo le calli, per i canali e nei listoni. Il motivo? Indossando le maschere, si aveva la possibilità di nascondere, almeno una volta all’anno, la propria identità, il sesso e la classe sociale di appartenenza. La maschera a Venezia è così importante perché permetteva l’illusione di rendere la città un posto unico al mondo, dove era possibile essere chi si voleva e sentirsi liberi.

La maschera era così popolare che già al tempo del Doge Foscari gli artigiani che fabbricavano maschere erano chiamati mascheri e nel 1436 entrarono in possesso di uno statuto. Le maschere non erano comunque solo utilizzate durante il periodo del Carnevale, ma erano permesse anche il giorno di Santo Stefano, durante i quindici giorni dell’Ascensione e durante le manifestazioni più importanti come feste della Repubblica o banchetti.

Vestiti del Carnevale veneziano

Tra i costumi del Carnevale veneziano, i più celebri sono senz’altro le seguenti maschere:

  • La Bauta maschera o Larva. La Baùta è una delle maschere più conosciute e ancora oggi indossate in quanto è molto semplice e versatile all’uso. Non si sa quanto sia nato il costume, ma è dal diciottesimo secolo che ha acquisito enorme popolarità. La Bauta maschera, chiamata anche Larva (deriva dal latino e significa “fantasma” o “maschera”) è la semplice maschera bianca che nasconde il viso, ma permette di bere e mangiare.
  • La Bauta costume. La Larva viene spesso indossata insieme a un costume composto anche da mantello, chiamato tabarro, di colore scuro e un tricorno nero che si mette sul capo sopra il tabarro. La Bauta può essere indossata sia da uomini che donne, ma in passato era un costume prevalentemente maschile. Inoltre, la Bauta poteva essere indossata anche in occasioni diverse dal Carnevale.
  • Il tabarro. Il tabarro è il nome dato al mantello che compone la Bauta costume insieme alla Larva e al tricorno. È composto da una mantellina, di solito in panno o in seta, che raddoppia sopra le spalle ed è decorato con frange, fronzoli e un fiocco alla militare. Il suo colore cambiava a seconda dell’occasione: nero per la Bauta, bianco o turchino per l’estate e scarlatto per le serate di gala. Era anche usato dalle donne: scuro d’inverno e bianco d’estate. Il tabarro, tuttavia, veniva spesso indossato per nascondere le armi e proprio per evitare che servissero per scopi illegittimi fu bandito l’utilizzo delle maschere in alcune situazioni.
  • La Moretta. La Moretta era invece il travestimento preferito dalle donne, che consisteva in una piccola maschera ovale in velluto scuro da indossare con un cappellino e indumenti e velature raffinati. La caratteristica principale della Moretta, però, era però il fatto di essere un travestimento muto: la maschera, infatti, si portava tenendo in bocca un bottoncino interno. La Moretta è di origine francese, ma si diffuse subito a Venezia in quanto donava particolarmente ai tratti femminili. Inoltre, il fatto che fosse muta era particolarmente congeniale alle veneziane: durante il Carnevale la gente della città si concedeva a trasgressioni di ogni tipo e la Bauta e La Moretta erano utilizzate per mantenere l’anonimato e poter darsi alla pazza gioia con ogni tipo di gioco proibito, senza distinzione tra uomini e donne.
  • Gnaga. Un’altra maschera tipica è la Gragna, usata dagli uomini per travestirsi da donna. Il costume, infatti, prevede che si indossino degli indumenti femminili di uso comune e una maschera con sembianze da gatta, spesso accompagnato da una cesta al braccio che contiene un gattino. Chi la indossava si atteggiava a donna popolana, emettendo anche suoni striduli e miagolii. A volte, però, poteva anche impersonare la balia, accompagnata da altri uomini vestiti da bambini.
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