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Tre famosi headhunters stilano le dieci peggiori frasi da dire durante un colloquio: eccole.
Cosa non dire mai durante un colloquio di lavoro? Presentarsi con un “Scusate il ritardo”, ad esempio, significa proprio bruciarsi ancora prima di cominciare. Ci sono alcune frasi che rivelano comportamenti e attitudini che un selezionatore di candidati non vorrebbe mai nella sua azienda. Tre cacciatori di teste di chiara fama, interpellati sul Guardian, hanno stilato il decalogo delle gaffe dal risultato unico scontato: curriculum vitae cestinato.
Corinne Mills, di Personal Career Management, Richard Nott, direttore del portale CWJobs.co.uk e Nik Pratap di Hays Senior Finance, si sono scambiati opinioni, esperienze, e alla fine hanno scritto le dieci frasi da non dire mai, assolutamente mai durante un colloquio di lavoro. Alcune di queste sono intuibili – ma attenzione, perché l’emozione gioca brutti scherzi – mentre altre sono decisamente delle sorprese. Vediamole.
1) «Scusate il ritardo». La puntualità è fondamentale, e anche evitare di sottolineare una sbavatura quando magari nessuno se ne è accorto. Dimostra insicurezza.
2) «Quante sono ferie e malattie?». Per carità, è giusto parlare anche di queste cose, ma non subito! Cosa volete che pensi chi vi sta davanti e deve decidere di assumervi se sembrate intenzionati già a godervi una vacanza?
3) «Prendo solo questa chiamata». Mills dice molti candidati pensano che sia normale rispondere alle chiamate sul cellulare durante un colloquio. Invece non lo è. Anche quando il responsabile delle risorse umane lo fa: lui/lei è in ufficio e deve essere contattabile.
4) Alla tipica domanda «Dove ti vedi tra cinque anni?» mai rispondere altrettanto tipicamente «A lavorare presso di voi». Per quanto questa possa essere una risposta autentica, Nott dice che candidati devono «cercare di costruire una risposta sull’esperienza che vorrebbero aver acquisito e il livello di responsabilità che gli piacerebbe avere». E poi la domanda è generica, si dovrebbe parlare del futuro come persona non come lavoratore.
5) «Il mio precedente datore di lavoro…». Non importa quanto abbiate odiato il vostro lavoro precedente: «parlare male di un precedente datore di lavoro – dice Pratap – non solo non è professionale, ma induce anche a riflettere su di te». Lo sanno tutti che il nuovo datore di lavoro cerca referenze, meglio evitare di lasciare in giro delle maldicenze.
6) «Fate racchette da tennis? Pensavo che mazze da cricket». La mancata ricerca di informazioni complete sul potenziale datoro di lavoro è un grande passo falso. E per carità non dite che avete visto il sito web. Quello lo fanno tutti. Bisogna mostrare di aver compreso di più della vostra futura azienda.
7) «*****!!». Non imprecare durante il colloquio. Mai. Non aiuta a sciogliere la tensione ed è da cafoni.
8) «Ero molto bravo coi Firewall dei checkpoint». Utilizzare il gergo specifico del lavoro non aiuta la comprensione, soprattutto se il nuovo lavoro è diverso.
9) «Devo proprio indossare quella divisa?». Altro errore madornale: le divise delle aziende fanno quasi tutte schifo, e voi sarete la milionesima persona che se ne lamenta. La risposta tanto la conoscete, perché irritare il cacciatore di teste che non sopporta più queste domande e tra l’altro indossa pure lui la stessa cosa o l’ha indossata prima di fare carriera?
10) «Qual è la cosa migliore che si aspetta da questo ruolo?»: Mai rispondere, più o meno ironicamente, con «la busta paga». E neppure citando benefit, vacanze, tutto quanto è materiale.
Fonte: Manageronline
Articolo originale pubblicato il 16 maggio 2012
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