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Farmaci C liberalizzati: la mossa del Decreto Salva Italia non piace a Federfarma, che la considera un inutile attacco alla categoria dei farmacisti.
Farmaci di Classe C: il decreto finanziario salva Italia li liberalizza e, così come ha sottolineato ieri il governo di Mario Monti, nuovi medicinali approderanno anche sugli scaffali delle parafarmacie. Cori di proteste, tuttavia, si sono sollevati da Federfarma, preoccupata di una vendita di medicinali che potrebbero nuocere alla salute dei cittadini.
I farmaci di classe C sono quei medicinali che, pur essendo soggetti nella quasi maggioranza dei casi a ricetta medica, non sono rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale, a meno che il medico di base non ne ufficializzi l’irrinunciabilità terapeutica. La liberalizzazione nelle parafarmacie sarà comunque accompagnata dalla presenza di un medico farmacista e dalla predisposizione di un’apposita area nei negozi, dove i clienti non potranno avere accesso libero se non accompagnati da personale qualificato. Per il governo di Mario Monti si tratta di un’iniziativa importante per abbattere i costi di distribuzione di questi farmaci, largamente diffusi fra la popolazione, e per aumentare la rete di assistenza ai malati, ai quali si facilita l’accesso alle cure.
Non è dello stesso avviso, tuttavia, Anna Rosa Racca, presidente di Federfarma: la vendita liberalizzata costituirebbe un affronto indicibile alla categoria dei farmacisti, non sarebbe utile alla risoluzione della crisi economica e potrebbe essere potenzialmente dannosa per la salute dei cittadini.
«I farmacisti italiani si riuniranno in assemblea a Roma il prossimo 7 dicembre, per verificare i contenuti del provvedimento anticrisi e qualora fosse confermata la libera vendita dei farmaci con ricetta medica nei corner dei supermercati, bazar, parafarmacie, pizzerie, e mercati rionali, si dichiarano pronti a porre in atto le proteste più forti, non escludendo la serrata, per spiegare a tutti di quale servizio si vuole privare i cittadini».
Ovviamente, nessun farmaco verrà venduto in pizzeria o su un banchetto di un mercato settimanale di città perché, come già accennato, la distribuzione può avvenire unicamente sotto la presenza di un medico farmacista in un’area appositamente pensata a questo scopo. Le paure di Federfarma, perciò, appaiono forse immotivatamente aggravate, se non fosse per la normale competizione con le parafarmacie che, negli ultimi anni, hanno visto aumentare i loro introiti su prodotti di grande consumo e farmaci da banco proprio a discapito delle normali farmacie.
Nella categoria dei farmaci a classe C, vale la pena ricordare infine, rientrano un gran numero di medicinali per uso comune, come broncolitici, antinfiammatori, lisati batterici e molti altri ancora.
Fonti: Ansa, L’Unità.
Articolo originale pubblicato il 5 dicembre 2011
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