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Alessandro Michele percorre nuove strade con la sua fresca reinterpretazione dei cardini storici della Maison.
L’Alessandro Michele “che non ti aspetti” chiude la domenica di sfilate alla Milano Moda Donna: lo stilista ha disegnato una Gucci collezione Primavera-Estate 2020 che stupisce per la sua fresca reinterpretazione dei cardini storici della Maison, discostandosi dallo stile carico che il designer romano ha proposto negli ultimi anni (e con cui ha conquistato le millennials).
Confezionata dalle sapienti mani dell’ArtLab Gucci di Scandicci, la collezione è stata anticipata sui social del brand con i video del direttore creativo e di alcuni degli 800 dipendenti che progettano e realizzano i prototipi ideati dal designer. Un inno alle maestranze, al mix tra artigianalità e nuove tecnologie del nuovo laboratorio. Qui non ci sono divise, o meglio, tutti i camici dei lavorati sono firmati “Maison d’Amour”.
Proprio alla divisa “che ti costringe all’interno dei codici che ti rendono funzionale e anonimo, una sorta di camicia di forza, che rappresenta il grado più alto della divisa e che diventa una forma di oppressione”, come ha raccontato Alessandro Michele all’Ansa, è dedicata la prima parte dello show, uno spettacolo nello spettacolo.
Sessanta look total white (o quasi), tra abiti, tute e giacche, che richiamano le camicie di forza con cinghie sulla schiena e lunghe maniche con lacci. Immobili, modelle e modelli scorrono sul tapis roulant con lo sguardo fisso e i piedi nudi. La modella Ayesha Tan Jones ha voluto sfilare mandando autonomamente un messaggio scritto sul palmo della mano, una sua protesta pacifica per questi outfit in stile ospedale psichiatrico: “Mental health is not fashion” (La malattia mentale non è moda, ndr).
Questi abiti, però, non verranno venduti: sono una dichiarazione. Alessandro Michele li ha pensati bianchi per rappresentare come, attraverso la moda, il potere si imponga sulla vita, per cancellare l’espressione di sé. Questo potere ordina norme sociali, classifiche e limiti all’identità. L’antidoto del direttore creativo? Gli 89 look della collezione Gucci Primavera-Estate 2020 successivi, con un fashion che permetta alle persone di percorrere nuove possibilità, di coltivare la bellezza, rendere “sacrosanta” la diversità e celebrare l’unicità di espressione e identità.
Le luci della sala, così, si spengono e, quando si riaccendono, la passerella si moltiplica e – se non fosse per il set di un bianco futuristico – sembrerebbe di immergersi in una serie di look anni Settanta eleganti, sensuali e – soprattutto – portabilissimi.
Molto vintage i completi a zampa per lui e per lei ricoperti da un pattern GG rinnovato, gli abiti plissettati, le camicette dalle maniche ampie, i cappottini svasati e l’accessorio simbolo della collezione, i grandi occhiali da sole squadrati, con l’altrettanto grande catenella da portare come una collana.
Per la sera si può scegliere tra lunghe tuniche a tinta unita con eleganti fori a forma di petali sul davanti, spezzati con body scollati e gonne lunghe con spacchi, sottovesti sensuali ma mai eccessive. Collari in pelle, guanti, frustini che ricordano il tema equestre di Gucci, ma anche giarrettiere-cartucciera portarossetti completano look “più che sexy eleganti”, spiega ancora all’Ansa Michele. “Ho messo gli ingredienti del brand in maniera mia, perversa, ho dato il frustino a una ragazza che esce da un club, perché è evidente che seguire la moda è da veri pervertiti, persino un po’ sadomaso”.
Un palette di colori più soft del solito, tra marroni, verdi, rossi e lilla, dipinge una primavera sognante, sfumata. Ai piedi nuove slippers e tanti stivali colorati con zeppa, al braccio le handbag Gucci Orgasmique.
Applausi dal front row stellare, con ospiti d’onore come Iggy Pop, l’immancabile Jared Leto e Sienna Miller.
E le novità non sono solo in passerella: la sfilata è la prima con la certificazione ISO 20121, assegnata agli eventi con una gestione sostenibile. Tutte le emissioni del Gucci Hub, comprese quelle previste per i viaggi di ospiti e lavoratori, verranno compensate, e gli inviti cartacei allo show sono certificati da Forest Stewardship Council.
Qualcuno potrebbe malignare su un cambio di direzione causato dalle vendite per la prima volta in calo dal 2016, ma per i fan di Alessandro Michele è un nuovo colpo da maestro. Come lui stesso ha raccontato, per trovare una nuova identità per la Maison ha provato “a distruggerla in modo poetico, a farla a pezzi, perché era diventata solo marketing”. Ora godiamo di questa nuova visione, in futuro chi vivrà vedrà.
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