
Licenziamenti facili in gravidanza: boom negli USA
Negli USA sono troppi i licenziamenti di donne in gravidanza, vittime di una legislazione con poche tutele: in tempi di crisi, si discute di come migliorare la loro condizione.
Negli USA sono troppi i licenziamenti di donne in gravidanza, vittime di una legislazione con poche tutele: in tempi di crisi, si discute di come migliorare la loro condizione.
Negli Stati Uniti sono migliaia, ogni anno, i licenziamenti facili di donne in dolce attesa: per i datori di lavoro non c’è obbligo di tenere in considerazione lo stato di gravidanza. Consoliamoci: se l’Italia non è un paese per donne, ci sono nazioni dove è persino peggio.
Boom di licenziamenti prima della maternità: una condizione accentuata dalla crisi economica, e in un paese dove culturalmente la battaglia è in senso opposto: contrariamente a quanto accade in Italia, alle prese con la denatalità, gli Stati Uniti sono impegnati a impedire le tante, troppe gravidanze delle ragazze minorenni (MTV ne ha fatto persino un format) nella non facile coabitazione fra istituzioni laiche e forti pressioni da parte delle comunità religiose, che spesso scendono in campo politicamente.
Così, con articoli meno protettivi dei nostri, il mercato del lavoro tipicamente americano, pieno di opportunità ma quasi nessun paracadute, gravidanza-lavoro sta diventando un binomio drammatico.
Basti pensare che negli ultimi anni non mancano sentenze dei tribunali a favore di datori di lavoro che hanno licenziato nonostante certificati medici di donne che avevano chiesto di non sollevare pesi, o altre mansioni ritenute pericolose per il nascituro.
Ora però a New York stanno emergendo diverse proposte di legge per bilanciare la condizione delle donne lavoratrici in attesa di un figlio, come peraltro avvenuto già in sette stati della federazione, compreso la California. In un editoriale che sta facendo molto discutere, l’avvocato Dina Bakst, fondatrice dell’associazione “A Better Balance”, ha lanciato l’allarme e spronato la politica a trovare una soluzione attraverso alcuni passi, come l’adozione di strumenti sanitari e assicurativi già previsti per le malattie e una legislazione apposita:
«La nostra legislazione costringe i datori di lavoro a fornire alloggi sani per i dipendenti disabili, ma dato che la gravidanza non è considerata una disabilità non sono obbligati a rispondere in alcun modo alle loro richieste. Di conseguenza, migliaia di donne incinte sono spinte fuori dal mondo del lavoro quando richiedono una sistemazione ragionevole per proseguire una gravidanza sana. Molte sono madri single o a reddito unico, spesso donne a basso reddito in lavori fisicamente impegnativi con poca flessibilità. I datori potrebbero prendere in considerazione che l’attenzione alle lavoratrici in stato di gravidanza sarebbe anche un bene per loro: con alcune modifiche, una donna potrebbe essere in grado di lavorare più a lungo e tornare a lavorare abbastanza presto. Invece quando si vedono costrette ad abbandonare, il datore di lavoro spreca tempo e denaro per trovare un sostituto, causando un danno al suo fatturato (…) New York dovrebbe adottare questa legge il più presto possibile, e altri stati dovrebbero seguirlo. Nessuna donna incinta in questo paese dovrebbe essere costretta a scegliere tra un lavoro e una gravidanza sana.»
Fonte: NyTimes
Articolo originale pubblicato il 1 febbraio 2012
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