Louis Vuitton collezione Primavera-Estate 2019
La Cour Carrée del Louvre ha fatto da cornice alla sfilata di Nicholas Ghesquière con cui si è chiusa la Paris Fashion Week.
La Cour Carrée del Louvre ha fatto da cornice alla sfilata di Nicholas Ghesquière con cui si è chiusa la Paris Fashion Week.
Si chiude al Louvre la Paris Fashion Week: Louis Vuitton ha scelto ancora una volta il celebre museo per presentare la collezione Primavera-Estate 2019 firmata da Nicolas Ghesquière.
È un legame a doppio filo, d’altronde, che lega la storica maison francese con l’arte: è del primo ottobre l’esclusivo vernissage presso la Fondazione Louis Vuitton delle due attesissime esposizioni dedicate a Jean-Michel Basquiat ed Egon Schiele (aperte fino al 14 gennaio 2019) e il sostegno dato alla Fondazione Musei Civici di Venezia per la mostra su Tintoretto, allestita a Palazzo Ducale fino al 6 gennaio.
La sfilata di moda di Vuitton è andata in scena in una lunghissima passerella futuristica creata per l’occasione all’interno del cortile quadrato del museo; una gigantesca linea illuminata a cui faceva da contrappunto, all’esterno, la piramide di Ieoh Ming Pei.
Ed è un utopico mondo di domani, con macchine e robot armoniosamente integrate con fiori e uccelli, in una sorta di nuova età dell’oro, che campeggia sulle stampe dei primi look da giorno: su short e magliette, leggerissimi bomber dalle maniche giganti e deliziosi minidress. Proprio intorno alle maniche sembra girare l’intera collezione, in un esorbitante campionario di tipologie: lunghe, con le ruches, con avanguardistiche bande ad anello, asiatiche a forma diagonale o semplici e strettissime.
In un miscuglio di stili e di tempi, in quel mix&match tipico di Ghesquière, sono andate in passerella spalle importanti, anni Ottanta, spesso corazzate, linee scultoree ed extra-large, che sembrano rubate ai costumi barocchi, silhouette geometriche.
Tanti gli abiti a rete, metallica o colorata, i materiali hi tech, gli accostamenti audaci, sia per il giorno che per la sera, con minidress monospalla e modelli pieni di dettagli luminescenti.
Ankle boot a punta ai piedi, con il tacco o rasoterra, nere o colorate, e tante borse dei modelli più variegati, dalle mini-tracolle colorate o con il classico monogram della maison alle hadbag a bauletto o a soffietto, clutch e preziose minaudiere, sono andate a comporre una proposta imponente di accessori, da sempre core business del brand.
Numerose le star nel font row, molte delle quali hanno prestato il loro volto a campagne della casa di moda (assente l’attrice Emma Stone, testimonial dello spot diretto di Sam Mendes dell’ultima fragranza Louis Vuitton e protagonista di Maniac, una delle serie tv di Netflix di maggior successo in questo periodo): Catherine Deneuve, Léa Seydoux, Spike Lee con la moglie Tonya Lewis Lee, Isabelle Huppert, Cate Blanchett, Alicia Vikander, Natalia Vodianova, Luke Evans e Thandie Newton, Shailene Woodley, Laura Herrier, Justin Theroux e colleghi come Raf Simons e Natacha Ramsay-Levi.
La nuova realtà immaginata da Nicolas Ghesquière non ha molto di diverso dalle collezioni presentate fino ad oggi per Louis Vuitton, ma allo stilista va al merito di proseguire con coerenza un racconto, iniziato ormai dalla sfilata del 2014, fatto di bei pezzi e di must have di sicuro successo di vendite. Non a caso i millennial, la generazione di consumatori nati tra il 1981 e il 1997, secondo un’indagine con oltre 3.000 intervistati negli Stati Uniti, Francia, Italia e Cina, condotta dalla società di servizi bancari e finanziari UBS, hanno indicato in Louis Vuitton, Saint Laurent e Gucci le griffe per cui sono disposti a spendere di più.
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