L’8 marzo, come da tradizione, le donne ricevono un rametto di mimosa per festeggiare il loro giorno. Già, ma forse poche sanno, in realtà, perché proprio la pianta dai piccoli fiori gialli e dall’intenso profumo sia stata “eletta” come quella ufficiale della Giornata Internazionale della donna (spesso chiamata a sproposito “festa della donna”).

Molti conoscono la triste storia da cui ha avuto origine questa giornata: nel 1911, proprio l’8 marzo, infatti, ben 129 operaie perirono in un incendio divampato in una fabbrica di New York, mentre protestavano per la condizioni di lavoro indegne e per lo sfruttamento cui erano sottoposte. Peccato che questa versione possa essere considerata, come sottolinea Focus, un “falso storico”, dato che in alcuni Paesi si parla di operaie americane, chiuse in fabbrica dal padrone perché non partecipassero a uno sciopero, che persero la vita a causa di un incendio nel 1857, mentre in Italia e in altri Paesi si è fatto invece spesso riferimento al rogo di New York. La “leggenda” narra di un incendio scoppiato appunto in una fabbrica di camicie, in realtà inesistente. Precisiamo: l’incendio ci fu, ma avvenne in febbraio e, a seconda dei Paesi, cambiano le date, i luoghi e il numero delle vittime.

L’8 marzo, quindi, più che a commemorare la tragedia, è appunto dedicato al riconoscimento delle lotte femminili, e alle conquiste che le donne hanno raggiunto, nel tempo, sul piano dei diritti, dell’economia e della politica contro le discriminazioni; anche se la strada ancora oggi sembra piuttosto lunga e difficile, soprattutto in alcune aree del mondo in cui la figura femminile è ancora fortemente succube della cultura maschilista, la Giornata internazionale della donna – questo il vero nome della festa – resta simbolicamente importante per i traguardi guadagnati.

La storia della Festa della Donna affonda le proprie radici nella manifestazione organizzata dal Partito Socialista americano il 28 febbraio 1909, a sostegno del diritto delle donne al voto. Proprio in quel periodo le donne avevano acquisito una maggiore consapevolezza dei propri diritti, attivandosi notevolmente sul tema delle rivendicazioni sociali, e molte decisero di scioperare e scendere in piazza per svariati giorni, per chiedere un aumento di salario e il miglioramento delle condizioni di lavoro.

Un anno più tardi, nel 1910, il VIII Congresso dell’Internazionale socialista proposte di istituire una giornata dedicata alle donne; fu Clara Zetkin a Copenaghen, durante la Conferenza internazionale delle donne socialiste, a raccogliere l’idea, anche se dai documenti del congresso non risultano chiare le motivazioni che spinsero alla scelta proprio di quella data. Infatti, fino al 1921 in realtà i singoli Paesi scelsero giorni diversi per la celebrazione.

In quell’anno, però, durante la Seconda conferenza delle donne comuniste a Mosca, l’8 marzo è stato confermato come unica data per le celebrazioni, in ricordo della manifestazione contro lo zarismo delle donne di San Pietroburgo nel 1917.

Cinque anni più tardi la Giornata cominciò a essere celebrata anche in Italia, ma solo nel 1946 la mimosa venne scelta come simbolo della festa. Già, torniamo alla domanda principale: perché proprio la mimosa?

Perché la mimosa è il simbolo della “festa della donna”?

Sempre seguendo la leggenda, proprio nei pressi della fabbrica bruciata nel 1911 cresceva un albero di mimosa: tuttavia, l’ipotesi più verosimile per la scelta di questo fiore ha carattere storico, non simbolico.

La mimosa, originaria dell’Australia, è una pianta che è stata importata in Europa all’inizio del XIX secolo: proprio qui, infatti, ha trovato il clima ideale per crescere e svilupparsi.
Secondo gli Indiani d’America i fiori della mimosa hanno il significato di forza e femminilità. Non è quindi una coincidenza che sia stato scelto come fiore simbolo della Giornata dedicata alle donne, non solo perché fiorisce proprio in concomitanza dell’8 marzo, ma soprattutto perché ha un significato in linea con la ricorrenza.

Sono state proprio le italiane a eleggere la mimosa la “pianta delle donne”. La Giornata, almeno fino agli Settanta, è sempre stata strettamente legata al partito socialista, e comunque alla sinistra; infatti durante il fascismo, ad esempio, non è mai stata celebrata. La prima volta che fu festeggiata in modo più o meno ufficiale fu nel 1946, a guerra finita, anche se la Democrazia Cristiana era piuttosto ostile alle celebrazioni. Nel 1946, dunque, l’U.D.I. (Unione Donne Italiane) cercava un fiore che potesse celebrare la prima “Festa della donna” del dopoguerra, e la scelta fu quasi obbligata, dato che la mimosa è una delle poche piante a essere fiorita all’inizio di marzo, ed era – particolare non poco rilevante per l’epoca – poco costosa. Secondo i racconti, in realtà, si voleva usare come fiore la violetta, che aveva una lunga tradizione nella sinistra europea, ma alcune dirigenti del PCI si opposero perché era un fiore costoso e difficile da trovare e l’Italia, appena uscita dalla guerra, aveva molte difficoltà economiche. Tra loro c’era Teresa Mattei, una ex partigiana che poi si batté a lungo per i diritti delle donne.

Proprio Mattei, insieme a Rita Montagnana e Teresa Noce, propose di festeggiare con la mimosa, un fiore molto più economico, che sbocciava alla fine dell’inverno e facile da trovare nei campi. Anni dopo, in un’intervista Teresa Mattei raccontò che “La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente“. E ancora, poco prima di morire, nel 2013, a 92 anni:

Quando nel giorno della festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano.

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