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Recensione di Agorà, film di denuncia storico che mette in evidenza come una scienziata avesse mille difficoltà solo perché donna
“Agorà” è un film storico-drammatico diretto dal regista iberico Alejandro Amenàbar, premio Oscar per “Mare dentro” e famoso per “The Others”, con protagonista la splendida Rachel Weisz.
Il film, che uscirà al cinema oggi, è stato presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes, dove ha raccolto il plauso della critica e del pubblico.
Nonostante abbia registrato record d’incassi in Spagna, il film, per i suoi contenuti, ha avuto qualche problema di distribuzione in alcuni Paesi europei e non, tra i quali l’Italia.
“Agorà” racconta la storia di Ipazia, una donna di rara intelligenza e coraggio, astronoma e filosofa che alla fede cieca ha preferito la verità della scienza.
4° secolo D.C. Alessandria d’Egitto, all’epoca dell’Impero Romano. Nella capitale, centro della cultura e dl commercio, lottano per il potere tre religioni: il paganesimo con il culto di Serapide, divinità greco-egizia, l’ebraismo e il cristianesimo. Le violenze diventano inarrestabili fino alla presa della famosa biblioteca della città. Intrappolata dentro le sue mura, la filosofa-matematica-astronoma Ipazia, ultima erede della cultura antica.
Tra i suoi discepoli, due uomini sono profondamente innamorati di lei: il benestante Oreste, futuro Prefetto del’Impero; e Davos, il suo giovane schiavo combattuto tra il suo amore segreto e la libertà promessa dai monaci parabalani, braccio armato del cristianesimo.
Quando il vescovo Cirillo prenderà il potere della città condannerà Ipazia alla morte. Il vescovo Cirillo sarà in seguito santificato dalla Chiesa di Roma.
“Agorà” è un duro atto d’accusa contro tutti i fanatismi religiosi e gli estremismi. Come ha dichiarato lo stesso regista, durante la conferenza stampa che si è tenuta nella bellissima cornice dell’Ara Pacis a Roma in occasione della presentazione del film alla stampa:
“Ipazia è la versione femminile di Gesù. Agora non è un film contro il cristianesimo ma contro tutti i fondamentalismi”.
Il giovane regista iberico ci regala un gioiello storico di rara bellezza: ottima la ricostruzione storica, geniali le riprese dall’alto delle distruzioni e delle violenze, girate a doppia velocità.
L’inquadratura ruota e capovolge l’immagine, per rendere l’idea del ribaltamento della situazione, si allontana poi dalla superficie terrestre per contrapporre l’armonia dell’universo alle piccole nefandezze dell’uomo.
L’unica pecca della pellicola forse è il sentimentalismo a cui si abbandona nel finale, per romanzare un po’ la storia. Come ha ammesso lo stesso regista, nel film sono presenti anche vere e proprie illazioni: non ci sono fonti storiche certe sulle invenzioni di Ipazia, e anche sui mandanti della sua uccisione ci sono dei ragionevoli dubbi.
“Agorà” è un film importante, che farà sicuramente discutere e riflettere.
Visualizza questo contenuto suArticolo originale pubblicato il 23 aprile 2010
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