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È al cinema in Italia dal 21 marzo il lungometraggio del regista inglese sul massacro di civili avvenuto a Manchester nel 1819.
Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia 2018, arriva finalmente in sala in Italia Peterloo, nuovo film di Mike Leigh che il regista inglese ha dedicato al massacro di una folla inerme e pacifica avvenuto a Manchester nel 1819.
“Quello di Peterloo è uno dei segreti meglio mantenuti della storia inglese, persino chi è originario di quelle zone ne sa poco, perché non se ne parla a scuola: è strano e interessante. È curioso perché è un evento importante, una pietra fondamentale nella costruzione della democrazia inglese e mi sembrava che fosse anche un argomento con dei risvolti rilevanti anche nel panorama attuale, a maggior ragione che abbiamo cominciato a pensare al film prima della Brexit, prima di Trump, della crescita delle destre in Europa e nel mondo, della crisi dei rifugiati dovuta al crollo delle democrazie in certe parti del mondo. Sono temi che hanno a che fare con le questioni quotidiane della vita di ognuno“, ha raccontato il regista presentando il film alla stampa.
Girato in 16 settimane, cinque delle quali dedicate alla sola scena dell’eccidio in piazza, il film si avvale dei collaboratori storici del regista e sceneggiatore inglese, illuminato dalla sempre splendida fotografia di Dick Pope, con i costumi del premio Oscar Jacqueline Durran (per Anna Karenina, dopo le due nomination conquistate con Orgoglio e pregiudizio ed Espiazione), le scenografie di Suzie Davis. Ad aiutare nelle ricerche e nella preparazione degli attori, la storica Jacqueline Riding.
Un film di resistenza, omaggio ai principi democratici: “Spero che il film stimoli nello spettatore una riflessione sul tema della democrazia senza metterne in discussione i capisaldi“.
Joseph, giovane trombettiere dell’esercito di Sua Maestà, sopravvive miracolosamente alla sanguinosa battaglia di Waterloo; tornato a casa, a Manchester, dalla sua famiglia di umili operai, trova che un’altra battaglia è in procinto di scoppiare: quella del popolo inglese del dopoguerra, ridotto alla fame dalla disoccupazione e dalla tassa sull’importazione del grano e trattato con ferocia e ingiustizia da una magistratura arrogante e violenta. Giovani radicali e meno giovani riformisti moderati prendono a riunire folle sempre più numerose, pronte a chiedere in piazza il diritto di voto che la Costituzione prevede per loro.
Il 16 agosto del 1819, una folla oceanica per quei tempi, più di 60mila persone, tra cui molte donne e bambini, si riunisce a St Peter’s Field, nella periferia est della città per ascoltare il comizio del campione dei radicali, Henry Hunt. Anche Joseph e la sua famiglia sono in piazza. I giudici, ostili, che da tempo tramano contro il movimento, decidono di sedare quella che raccontano come una rivolta con la cavalleria e l’esercito armato: è una carneficina, che i giornalisti presenti non tardano a battezzare il massacro di Peterloo, riferendosi alla sconfitta di Napoleone a Waterloo di 4 anni precedente.
Leigh sembra tornare periodicamente ai film in costume, con l’omaggio a Gilbert & Sullivan in Topsy Turvy, la denuncia antiabortista de Il segreto di Vera Drake, il ritratto di Turner: ricostruzioni minuziose di vizi e virtù della storia britannica. Stavolta decide invece di strappare dall’oblio un massacro che non ha mai avuto giustizia e lo fa con il suo consueto realismo fatto di un lavoro accurato di tipizzazione dei corpi, dei volti e di ogni minima varietà dell’accento o del vernacolo parlato dai suoi personaggi.
Dai magistrati che ordinarono l’eccidio ai politici conservatori (e auto-conservanti), il grasso principe figlio del folle Giorgio III, nessuno esce indenne dalle caricature del regista, neanche i leader dei lavoratori, divisi sull’opportunità di condurre la loro protesta solo pacificamente o mossi da vanità personali come nel caso di Henry Hunt (quel Rory Kinnear, attore shakespeariano divenuto celebre sul piccolo schermo come la Creatura di Penny Dreadful).
Un film di dettagli, fatto di bottoni, di cappelli, di matasse di cotone, di fili di erba per un racconto corale e dolente, realizzato recuperando cronache, documenti, canzoni operaie dell’epoca, di discorsi politici.
“Io faccio film dove porto lo spettatore fino a una certo punto, non dò messaggi. Gli affido il compito di fare riflessioni personali partendo dall’impatto emotivo che ha avuto su di lui il film. Dalla costernazione, la rabbia, possono partire riflessioni ed eventuali soluzioni. Peterloo è un invito alla riflessione su quello che comporta la democrazia, cosa è e cosa ognuno di noi può fare per preservarla”.
Peterloo, prodotto da Amazon Studios, esce nei cinema in Italia il 21 marzo, in 60 copie, distribuito da Academy Two.
Articolo originale pubblicato il 20 marzo 2019
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