
Il Ken umano si sottopone al trentacinquesimo intervento
Rodrigo Alves, il Ken umano londinese, ha postato su Instagram una foto in cui mostra gli effetti della sua trenatacinquesima operazione.
La chirurgia estetica fa passi avanti: al via in Italia il registro degli impianti protesici, tra cui quelli mammari. Una mossa necessaria, soprattutto dopo lo scandalo delle protesi francesi Pip.
La chirurgia estetica in Italia potrebbe fare passi da gigante: in Senato è ripreso l’iter della legge che permetterà di creare il registro degli impianti protesici. Il registro, già presente da anni in numerosi Paesi europei e negli Stati Uniti, in Italia segnerà una svolta nel campo della chirurgia estetica e, in particolare, delle protesi mammarie, necessario in seguito allo scandalo del marchio francese Pip (Poly implants prothesis).
Le protesi francesi erano state realizzate con silicone industriale, non idoneo per l’uso sugli esseri umani, né conforme alle leggi. Il marchio Pip è stato utilizzato anche negli interventi di chirurgia in Italia; in questo caso, la presenza del registro delle protesi mammarie nel nostro Paese avrebbe potuto individuare con sicurezza le donne con le protesi incriminate, sottoponendole di nuovo a intervento per il reimpianto come, per esempio, è avvenuto in Gran Bretagna e in Francia.
In Italia è da tempo in lavorazione una legge che non solo prevede la creazione del registro delle protesi mammarie, ma va molto oltre, disciplinando la chirurgia estetica del seno come mai fatto sinora. In particolare, risultano di grande importanza alcuni articoli della legge come quelli sull monitoraggio clinico di persone con protesi, nonché il monitoraggio epidemiologico a scopo di ricerca scientifica. I medici dovranno comunicare lo svolgimento degli interventi di protesi mammaria, il tipo di protesi impiantata (rotonda, anatomica e la loro marca), e gli eventuali problemi che potrebbero seguire l’operazione.
Inoltre, l’articolo 2 vieta la possibilità di svolgere operazioni su minorenni per soli fini estetici: se questo dovesse avvenire, è prevista una sanzione di 15.000 euro; l’articolo 3, invece, stabilisce che gli interventi di protesi mammaria possono essere effettuati solo da chirurghi plastici o da chirurghi ginecologici e ostetrici che abbiano almeno cinque anni di esperienza.
Lo scopo è quello di seguire l’esempio USA: negli Stati Uniti, infatti, le aziende che producono protesi del seno sono solo due, entrambe approvate dalla FDA – e questo vale anche per altri tipi di protesi, compresi i bypass cardiaci. Pertanto, negli States non entrano prodotti realizzati con materiali non idonei o non conformi e potenzialmente cancerogeni, come quelli in poliuretano. In Europa, invece, basta il bollino Ce per essere autorizzati alla produzione di protesi, senza che si presenti la neccessità di altre verifiche da parte degli organismi competenti.
Ciò che si chiede nella legge è che, almeno in Italia, il controllo e l’approvazione delle protesi avvenga dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco: questo serve a evitare inconvenienti che potrebbero essere dannosi per la salute della donna.
Fonte: Corriere
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