La storia di Laura Bisetto, donna trans rifiutata sul lavoro per la sua identità

"Dovevo spiegare che il mio nome non corrispondeva a quello anagrafico e lì spesso saltava tutto": così la 28enne trevigiana ha raccontato le discriminazioni che ha subito durante i colloqui di lavoro a causa del suo percorso di transizione.

A quasi vent’anni dall’istituzione della Giornata contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, gli episodi discriminatori sono ancora all’ordine del giorno. È questo il caso di Laura Bisetto, giovane trevigiana in transizione, che si è vista rifiutare da diversi posti di lavoro per la sua identità.

Laura Bisetto, 28 anni, ha raccontato la storia della sua transizione e delle problematiche che ha riscontrato, soprattutto in ambito lavorativo. La decisione di iniziare le terapie è arrivata durante il lockdown del 2020, quando Bisetto si è trovata faccia a faccia con se stessa e non riusciva più a riconoscersi. I dubbi che l’assalivano in quel periodo erano molti, ma nessuno sulla sua identità di genere: “Quella era quasi la parte più risolta di me“. E quindi, nel marzo 2021 ha iniziato la terapia ormonale: “Ho avuto il nulla osta quasi subito vista l’alta consapevolezza che avevo“.

Da lì, però, sono sorti problemi di altro tipo. Laura Bisetto ha raccontato di come, una volta lasciato il lavoro nell’azienda di famiglia, i colloqui andassero quasi sempre bene. Al momento dell’assunzione, però, la donna si trovava a dover fare una precisazione: “Dovevo spiegare che il mio nome non corrispondeva a quello anagrafico e alla mia carta d’identità. E lì spesso saltava tutto“.

La cosa ovviamente mi ha causato non poco dolore. Poi il dolore è diventato sconforto. Ora non comunico più la notizia per telefono, lo dico per scritto così rimane traccia del fatto che ero stata selezionata ma che mi escludono solo per questa ragione.

Nonostante le brutte esperienze, Laura Bisetto è riuscita a trovare qualcuno che l’assumesse senza guardare alla sua identità di genere. “Di fatto una persona dovrebbe essere assunta per il suo profilo lavorativo, non per altro. La discriminazione sociale fortunatamente non mi è mai accaduta“.

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