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Un vescovo, in diretta nazionale su TV 2000, paragon gli indemoniati alla Sindrome di Down: levata di scudi da genitori e associazioni di tutta Italia.
La sindrome di Down è una malattia conosciuta da tutti. E si sperava che ormai, nel 2012, si potesse dare per scontato si tratti di una disabilità lieve, perché la patologia non impedisce a chi ne è affetto di condurre una vita serena e ricca come i cosiddetti normodotati. Ma un caso scioccante arriva dalla religione organizzata: un vescovo ha affermato in TV che le persone Down presentano caratteristiche e movenze simili agli indemoniati.
Curioso come ancora la religione continui a parlare di questioni scientifiche, dopo che per secoli, prima della scoperta delle patologie psichiatriche e la loro cura, molti “indemoniati” altro non erano che persone affette da schizofrenia o epilessia. Ma parlare in questo modo della sindrome di Down è decisamente una doccia fredda: dopo anni di campagne di sensibilizzazione, si sperava che il pregiudizio sull’aspetto fisico potesse cadere in favore dell’impegno, le capacità di studio e lo spirito relazionale dei soggetti affetti dalla malattia genetica. Inoltre i progressi della scienza medica sono riusciti a risolvere i grandi problemi fisiologici delle persone colpite, ossia gli scompensi cardiaci o renali, spesso corretti alla nascita.
Invece, il vescovo di Isernia Andrea Gemma ha scioccato genitori e persone Down. L’uomo di chiesa è intervenuto in una trasmissione, Vade Retro del canale TV2000 di proprietà della CEI, per accostare i ragazzi affetti da sindrome di Down agli indemoniati. Gli scudi si sono levati subito da parte di un gruppo di 52 genitori, che ha scritto una lettera di protesta a Repubblica rimarcando il pregiudizio e chiedendo le scuse del vescovo:
«È un pregiudizio sbagliato, il parlare senza sapere, il voler a ogni costo giudicare senza conoscere. Esigiamo le scuse del vescovo. Sono troppe le discriminazioni che arrivano dal clero verso le disabilità. Un rappresentante della Chiesa non può e non dovrebbe permettersi di apparire in TV e rilasciare certe dichiarazioni.»
Dall’emittente parlano di un fraintendimento, di una frase estrapolata fuori contesto, della durata di un minuto di fronte ai 42 minuti dell’intero programma. Un fraintendimento che però dovrà essere chiarito dal diretto interessato: quali tratti demoniaci i Down presentino non è dato sapere, fortunatamente la maggior parte delle persone riconosce queste persone dal sorriso e dall’inguaribile ottimismo che migliora la giornata a tutti. Tanto che sono moltissime le strutture statali e private che affidano a questi posti di responsabilità, attraverso progetti per l’integrazione. Ma evidentemente non basta.
Un anno fa DireDonna pubblicò una notizia, erroneamente diffusa in tutta Italia con un’imprecisione. Una ragazza Down si era laureata in Sicilia – non era la prima e non sarà certo l’ultima – ma qualcuno ipotizzò nei commenti favoritismi dovuti al ruolo di docente del padre. Nonostante i Down spesso vincano competizione artistiche e, con il dovuto supporto, riescano a eccellere negli studi, i diversamente abili sono ancora vittime del pregiudizio. I Am Sam, film che raccontava di un diversamente abile che reclamava il proprio diritto alla paternità, purtroppo resta sempre e solo un film.
Fonte: Julienews.
Articolo originale pubblicato il 2 luglio 2012
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