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Qualche anno fa la Marvel Comics pubblicò una miniserie in tre volumi che rispondeva alla domanda che tutti gli appassionati di super eroi si ponevano da tempo: qual è la verità sul passato di Wolverine? Fu un successo! Oggi la stessa storia viene distribuita direttamente nelle nostre case nell’alta definizione del Blu-ray, ma forse non merita di condividere sullo scaffale lo stesso posto dei fantastici albi scritti da Paul Jenkins e disegnati da Andy Kubert.
Niente da eccepire sulla qualità del prodotto domestico, che include al suo interno il commento del regista, Gavin Hood, e dei produttori, Ralph Winter e Lauren Shuler Donner. Non mancano i dettagli sul making of e tutti i retroscena sui costumi e le armi dei numerosi mutanti che popolano il film. Molto interessanti anche gli inserti sulle scene eliminate e la sequenza alternativa ed estesa della cancellazione della memoria che subisce il povero Logan. Ma veniamo alle note dolenti.
Penso che ormai l’eccitamento per i Blu-ray stia andando via via scemando. Certo, per chi non possiede ancora un lettore o non ha mai avuto occasione di “navigare” nel suo ricco e complesso ipertesto può rimanerne meravigliato. Tuttavia comincia ad essere una pratica mediale parecchio diffusa, mentre i prodotti continuano ad assomigliarsi tutti. Del resto è chiaro, cosa potrebbe mai cambiare, rispetto al passato, se non aumentare il numero degli extra? Cosa dà all’esperienza visiva quel qualcosa in più se non l’allegra interattività del giochino a quiz? Molto semplice: il film stesso! E purtroppo X-Men le origini: Wolverine, non è davvero un granché.
Hood ci ha messo l’impegno, ma come lui stesso ammette, non aveva mai avuto a che fare con un budget di quelle dimensioni. Nel 2005, con Il suo nome è Tsotsi, il regista sudafricano si guadagnò l’Oscar per il miglior film straniero. Pian piano venne risucchiato nel sistema delle major e, dopo “Rendition – Detenzione illegale”, arrivò finalmente a dover fare i conti con la Marvel.
Per correttezza ci tengo a specificare che la sceneggiatura è stata curata da due validi elementi: David Benioff (“La 25° Ora”, “Troy” e “Il Cacciatore di Aquiloni”) e Skip Woods (“Hitman – L’assassino” e “Codice: Swordfish”). Allora di chi dovrebbe essere la colpa di un prodotto tanto scadente? Forse dello stesso Hugh Jackman che, oltre a vestire i panni del protagonista, ha messo anche i soldi di tasca sua? O magari l’alchimia di tanto potenziale ha generato un’aberrazione?
Fatto sta che le origini di Wolverine non sono mai state più deludenti. Il film non ha né capo né coda, è pieno di situazioni contraddittorie, tradisce tutte le aspettative, si barrica dietro l’uso spasmodico degli effetti speciali fino a rasentare il ridicolo. In poche parole è scritto male. E intanto aspettiamo anche che nel 2011 venga presentato al pubblico il secondo episodio di questa serie di spin-off, X-Men – Origins: Magneto che rivelerà i segreti trascorsi del nemico dei bravi mutanti.
Articolo originale pubblicato il 19 ottobre 2009
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