Cecilia Strada: "Dobbiamo sentire il dolore delle guerre di tutto il mondo"

L'attivista ha portato a Le Iene un monologo profondo su cui riflettere e che parla di pace e di empatia: "Il disarmo nucleare, la smilitarizzazione, la conquista dei diritti umani e la pace positiva non sono una roba da buonisti".

Cecilia Strada è intervenuta a Le Iene durante la puntata del 23 marzo 2022 e ha portato davanti alle telecamere di Canale 5 un monologo che parla di guerra, ma soprattutto di pace e di come siano fondamentali uguaglianza e giustizia per ottenerla e imparare a vivere tutti insieme sul nostro pianeta.

“In ogni guerra c’è un prima, un durante e un dopo. Nel prima si riempiono gli arsenali e si costruisce la cultura della guerra, che è quella che rende accettabile morire e uccidere per una causa”, spiega iniziando a parlare la filantropa e attivista per i diritti umanitari.

La cultura della guerra per Cecilia Strada è un passo fondamentale perché “massacrare altri esseri umani non verrebbe naturale a nessuno”. Poi spiega cosa accade durante il conflitto, ossia il momento in cui “salgono i toni del linguaggio, tutti ti chiedono con chi stai. Oggi ci siamo messi tutti l’elmetto come se fossimo in Ucraina. Ma non siamo lì e abbiamo il dovere di rimanere lucidi e distinguere l’emozione dall’informazione”.

Per la figlia di Gino Strada, non basta risolvere tutto con un “quante armi mandiamo”, ma bisogna sapere valutare tutte le scelte possibili. E poi continua parlando di quello che accade ai civili durante una guerra e di come si empatizza con le vittime:

“Ci sono le vittime, i profughi, le sofferenze dei civili e la solidarietà per fortuna. Ma solo per alcuni. È giusto e sacrosanto metterci nei panni degli ucraini, però ci viene più facile, perché sono i nostri panni, perché ci assomigliano, inutile girarci attorno, anche perché sono bianchi”.

E continua Cecilia Strada:

“Ma non riusciamo a sentire nello stesso modo il dolore degli altri, delle guerre in mezzo mondo, di chi finisce a morire nel deserto e in mezzo al mare. E invece dovremmo sentirlo questo dolore e sentirlo sempre, ogni giorno, perché se ne fossimo capaci poi non ci sarebbe la guerra”.

Poi spiega, rispondendo a chi si domanda “dove sono i pacifisti ora?”: “Dove stavamo prima e dove stiamo ogni giorno, ad aiutare tutti quelli di cui ci si dimentica spesso”. Per l’attivista bisogna rendersi conto che il modo con cui viviamo insieme sul pianeta va completamente riscritto:

“Perché il disarmo nucleare, la smilitarizzazione, la conquista dei diritti umani e la pace positiva non sono una roba da buonisti. Sono solo l’uguaglianza e la giustizia che fondano la pace. Se vuoi la pace preparati alla pace, prima durante e dopo”.

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