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I ragazzi adolescenti faticano più delle ragazze ad accettare la separazione dei genitori, e fanno di tutto per rimetterli assieme.
Chiamatela maggiore maturità, oppure minore sensibilità, ma c’è un’evidenza statistica: le ragazze adolescenti sopportano meglio la separazione dei genitori, mentre i maschi reagiscono peggio e fanno di tutto per rimetterli assieme.
È la conclusione di uno studio australiano basato sull’osservazione di 623 adolescenti dai 12 ai 18 anni i cui genitori si sono separati tra il luglio 2006 e settembre 2008. Nel paese dei canguri è in vigore dal 2006 una nuova legge sulla famiglia, orientata a cercare sempre l’affidamento congiunto, così il governo ha deciso di monitorare gli adolescenti per individuare le problematiche. E si è accorto della differenza di genere.
In questi anni la nuova mentalità, che mette al primo posto la salute psicologica dei figli al di là del fatto che vivano con la madre, il padre o entrambi, ha visto un miglioramento generale delle condizioni dei minori, ma tra questi le ragazze sembrano aver capito molto meglio il concetto, mentre i ragazzi soffrono di più per la separazione, tendendo a lottare con ogni mezzo per impedirla.
In altre parole, le modalità che cercano di abbassare o annullare il conflitto tra genitori vanta ottimi risultati tra la popolazione femminile dei figli di separati, mentre i maschi il conflitto, al limite, lo aggiungono, approfittando della legge che prevede un loro maggior coinvolgimento nelle scelte dei genitori sulla separazione.
Tanto che la dottoressa Jodie Lodge, coautrice dello studio, ha sottolineato come bisogna accettare che alcuni tra loro preferiscano non essere coinvolti:
“È importante che i figli abbiano una voce, ma è altrettanto importante riconoscere che alcuni non vogliono essere messi in condizione di dover scegliere né tra i due genitori né su altro riguardante la separazione.”
L’angoscia maggiore dei ragazzi potrebbe essere attribuibile, secondo i ricercatori, alla minore maturità e consapevolezza dei problemi nel matrimonio. Il discrimine, infatti, diminuisce con l’avanzare dell’età fino a quasi annullarsi quando ci si avvicina ai 18 anni. In quel periodo la priorità per tutti (maschi e femmine) diventa la flessibilità degli orari e la possibilità di gestire il proprio tempo un genitore alla volta.
Articolo originale pubblicato il 31 maggio 2011
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