"Un missile su Torino": le parole choc di una giornalista russa sull'Eurovision

A pronunciare queste parole è stata Yuliya Vityazeva sul suo account Telegram, subito dopo la vittoria della Kalush Orchestra alla kermesse. La donna, però, pare che abbia cercato di smentire il tutto spiegando di essere stata male interpretata.

“Ci vorrebbe un missile su Torino”, sono queste le parole che la giornalista russa Yuliya Vityazeva ha scritto sul suo account Telegram, subito dopo la vittoria della Kalush Orchestra all’Eurovision Song Contest 2022.

La donna, che più volte è stata anche ospite di talk show italiani come DirittoRovescio e Dimartedì ha invocato la distruzione della kermesse “con un missile Satan“. Le sue frasi, ovviamente non sono passate inosservate e in poco tempo hanno fatto il giro del mondo.

E, nonostante l’account social di Yuliya Vityazeva non è più visibile, in migliaia hanno fatto in tempo a screenshottare le sue parole e ripostarle ovunque. La giornalista russa sotto l’occhio del ciclone, pare che abbia cercato di smentire il tutto spiegando di essere stata male interpretata.

Il suo messaggio Telegram rilanciava un articolo della Bild in cui veniva dato conto delle intenzioni di alcuni hacker russi di sabotare l’Eurovision. La cronista ha scritto di aver voluto dare al giornale tedesco “un’idea per il futuro”, una sorta di consiglio per titolare meglio.

Nella situazione attuale”, si legge, l’Eurovision “dovrebbe esplodere” con “un razzo Satan”. Poi Vityazeva, con un altro post Telegram, ha spiegato di essere stata fraintesa e secondo lei tutto questo sarebbe l’emblema di “come funziona goffamente la propaganda occidentale”. Come si legge su Today, la donna ha parlato con sarcasmo, nulla più:

“Ciò che più mi ha fatto piacere, è che nessuno dei miei accusatori si è mai preso la briga di andare a vedere la fonte originale che ha provocato lo scandalo. Non so se perché non era redditizio, o per pigrizia, ma molti non capiscono le battute. O meglio, qualsiasi menzione dei nostri missili li priva del loro senso dell’umorismo. Perché hanno paura. E giustamente, tra l’altro”.

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