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La dipendenza da ambienti virtuali può svilupparsi anche in tenera età. Meglio evitare videogames e computer fino ai 5 anni.
Fino a poco tempo fa era la televisione a essere additata come la cattiva maestra dei {#bambini}. Si accusavano i genitori, troppo impegnati tra faccende domestiche e lavoro, di lasciare i propri figli da soli davanti al teleschermo.
Con la non remota possibilità per i più piccoli di incappare in immagini e dialoghi per la loro età difficili da comprendere. Oggi l’indiziato numero uno sembra essere diventato il PC e in particolare i videogames. Ma qual è l’età giusta per cominciare a usufruire di questi giochi in movimento? Secondo la Royal Academy Americana fino ai 5 anni è assolutamente sconsigliato l’uso di Nintendo, Wi, Playstation, Internet e quant’altro.
Questo perché da zero a 36 mesi il cervello è in fase di sviluppo e le sue cellule vengono pian piano rivestite da una sostanza deputata a proteggerle, la mielina. Se questa è troppo sottile gli stimoli nervosi indotti dai videogiochi si muovono con molta più difficoltà.
Senza dimenticare che fino ai 4 o 5 anni il bambino tende a sviluppare maggiormente l’emisfero sinistro del cervello, che controlla i movimenti di quello destro. A quest’età sono dunque da consigliare i giochi fisici che permettono uno sviluppo armonioso di entrambi gli emisferi.
Scattati i 5 anni il bambino potrebbe anche cominciare a entrare in contatto con il mondo dei virtual games, ma a piccole dosi e comunque sempre in compagnia di un adulto. È assolutamente controproducente bruciare le tappe. In tutti i campi. Figurarsi nell’infanzia.
Prima di esplorare il mondo virtuale il bambino deve essere in grado di distinguere la realtà dalla fantasia. Ecco perché è indispensabile proporgli dei giochi che gli permettano di capire il mondo reale. Quindi mettiamo da parte i videogames e utilizziamo i vecchi giochi di manipolazione, ma anche di gruppo. Utili per il processo di socializzazione dei più piccoli.
Fino a 3 anni via libera ai giochi che coinvolgono il corpo. Il bambino deve imparare a percepire se stesso all’interno del mondo. Solo successivamente si può proporre una prima simbolizzazione della realtà. Un “far finta di” che permetterà al piccolo di dar spazio all’inventiva e alla fantasia. E di questa i bambini sono ricchissimi.
Dopo i sette anni, anche se si potrebbe cominciare a familiarizzare con i videogames, perché non cercare di proporre le stesse storie fantastiche sotto forma di libro? (Harry Potter, ad esempio). Se proprio per il bambino preferisce il videogioco, allora non rimarrà che imporgli delle regole e cercare di utilizzare questo strumento per creare possibilità di socializzazione. Organizzate piccoli tornei in famiglia o fra amichetti. Questo eviterà al piccolo il rischio di chiudersi in sé stesso.
Anche l’uso di internet deve essere sempre supervisionato da un adulto. Incappare in pericoli dai risvolti anche drammatici non è così inusuale. Ricordiamo che la rete contiene tutto e il contrario di tutto, ed è già difficile per i più grandi muoversi e filtrare le informazioni presenti sul web.
Mai collocare il computer nella camera dei bambini, e comunque posizionare lo schermo in modo che chiunque entra possa vedere il tipo di sito che si sta visitando. Istallare tutti i sistemi di protezione disponibili per regolare l’accesso ai siti vietati ai minori. Cercare di rispettare i consigli di età che vengono sempre riportati sulle confezioni dei giochi. Se il gioco non è adatto non solo non lo divertirà ma potrebbe anche incutergli timore.
Occhio poi ai sintomi di dipendenza da videogioco e pc. Se il bambino comincia a irritarsi quando non può utilizzare i suoi giochi preferiti bisogna cominciare a preoccuparsi. Così come quando non stacca mai gli occhi dal video e mette da parte qualsiasi altra attività per dedicarsi totalmente all’ambiente virtuale.
Ovviamente il segreto a prescindere dal nemico (tv, videogiochi o pc) è sempre lo stesso: l’attenzione dei genitori. Solo un genitore attento può accorgersi di piccoli problemi che possono mettere in difficoltà il proprio figlio e solo il suo intervento e la sua vicinanza possono evitare che certe dipendenze si sviluppino.
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