Alzare la voce non educa. Meglio sdrammatizzare

Niente urla: siamo genitori, suona difficile, ma è così. Niente sculacciate, perché rendono i bambini aggressivi e non li aiutano a costruire la loro autostima, e adesso vietato anche alzare la voce: non educa e gli effetti non sono ancora stati esplorati.

Secondo un articolo apparso recentemente sul New York Times, molto si è fatto per analizzare le conseguenze delle sculacciate, ma molto resta da fare per verificare quelle delle urla.

Pare infatti che alzare la voce sia l’ultimo ritrovato per evitare la sberla, quando mamma e papà non ne possono più. Come dire… meglio alzare la voce delle mani. Una ricerca condotta su quasi mille genitori e pubblicata nel lontano 2003 sul Journal of Marriage and Family ha rilevato che, degli intervistati, quasi il 90% aveva ammesso di aver urlato almeno una volta nel corso dell’ultimo anno.

Chi non l’ha fatto alzi la mano. Urlare però amplifica lo stress e innesca un’esplosione di emozioni sempre più forti. D’altra parte, c’è da comprendere: cosa può fare un genitore quando ha finito le spiegazioni e non sa come gestire la rabbia, o peggio, l’indifferenza del proprio figlio?

Ad esempio, si può contare fino a 10. Ritrovare la calma non è semplice e forse vale la pena cercare di evitare di arrivare al conflitto aperto con i propri figli.

Per questo è utile comprendere prima i propri limiti e avvisare il bambino quando si comincia a sentire un senso di bruciore che sale dallo stomaco e si concentra in gola. Meglio esprimere in modo chiaro ciò che non è gradito, senza alterare il volume, ma cambiando il tono e lo sguardo. Il linguaggio non verbale è molto efficace e, come più delle parole servono esempi, anche in questo caso contenersi offre al bambino la possibilità di misurarsi sui suoi e sui vostri “margini di libertà” per imparare a controllarsi.

Un’altra idea potrebbe essere quella di allontanarsi fisicamente e, se il piccolo non va nella sua stanza, è utile lasciarlo comunque solo per un po’ affinché si renda conto che il suo comportamento non è tollerato.

Con i più piccoli funziona spesso introdurre una novità, qualcosa che riesca a distoglierli dalla rabbia, qualcosa che attraverso il gioco permetta di riconoscere le emozioni e di darvi sfogo in modo più costruttivo. Ad esempio, fare una piramide con le costruzioni e lasciare che la distrugga, può restituirgli il sorriso.

E proprio il sorriso e la capacità di sdrammatizzare possono diventare gli strumenti più potenti per ritrovare un po’ di quiete, prima che scoppi la prossima tempesta. L’importante è non colpevolizzare il bambino se sta contribuendo a rovinare la cena e non colpevolizzare nemmeno sé stessi se fa capolino tra i pensieri un certo senso di… inadeguatezza. Tutto ha una fine e ogni esperienza è una lezione.

Seguici anche su Google News!