Ambra Angiolini e il monologo contro la violenza: "A lavoro per la pace"

L'attrice, conduttrice del concerto in occasione del 1° maggio, ha portato avanti per tutta la serata una riflessione sulla guerra "quotidiana" nei luoghi di lavoro e su episodi violenti in generale; tra i casi citati, anche quello di Manuel Bortuzzo.

Si è aperto con la canzone Imagine di John Lennon, inno alla pace per eccellenza; in cima al palco, lo slogan “Al lavoro per la pace“. E poi lei, Ambra Angiolini, a iniziare il concerto del 1° maggio con un profondo monologo sul significato di quella frase, di guerra, di violenza, di sicurezza sul lavoro.

Chi ha paura di una pistola? Chi invece di un macchinario tessile, o una gru? Non è una bomba, è solo una gru, e nessuno ha paura, nessuno scappa quando ne vede una“. Ambra Angiolini, con un maglione a righe che riprendeva la bandiera dell’Ucraina, ha aperto il concerto in occasione della Festa dei lavoratori facendo una riflessione sul momento storico che tutti stiamo vivendo. A essere messa in evidenza, però, non è stata solo la guerra combattuta con armi vere e proprie: l’attrice si è concentrata su tutte le storie di lavoratori e persone che per colpa di armi, fossero queste reali o semplici oggetti di lavoro, hanno perso la vita o sono rimasti irrimediabilmente feriti.

C’è anche un altra guerra che ancora non abbiamo terminato, dove le armi sono più silenziose, ma che solo negli ultimi 3 mesi ha ucciso 189 persone.”

Ambra Angiolini ha citato Luana D’Orazio, i tre operai Roberto, Marco e Filippo, il diciottenne Lorenzo morto durante l’alternanza scuola-lavoro. “Questi strumenti” dice l’attrice mostrando le foto degli attrezzi che hanno causato la morte dei lavoratori citati “dovrebbero parlare di rispetto per la vita“. Poi l’appello:

Quelli che possono devono davvero riempire quello slogan e mettersi al lavoro per quella pace, perché di questa guerra siamo tutti responsabili. Dobbiamo cambiare le cose.”

Il concerto è proseguito con il susseguirsi di artisti e interventi, alternati dalle presentazioni e riflessioni di Angiolini.

È necessario deporre le armi con gli altri e con voi stessi, nelle vostre case, sui posti di lavoro e in strada. Prendiamoci la responsabilità di questo slogan perché non sia solo uno slogan dire ‘a lavoro per la pace’.”

La conduttrice verso la fine della serata ha poi citato casi di cronaca riguardanti la violenza in ogni sua forma, per mettere in luce come questa purtroppo sia ancora parte predominante della nostra vita quotidiana. A essere nominati sono stati l’ex gieffino Manuel Bortuzzo, il coreografo Simone Baroni, Marco Vannini.

Un revolver calibro 9 in mano a Lorenzo e Daniel che viaggiano su uno scooter, sparano tre colpi alla cieca contro Manuel Bortuzzo mentre compra le sigarette in una normale serata.”

La guerra che combattiamo tutti i giorni è anche Simone Baroni, aggredito e preso a pugni a San Giovanni solo perché omosessuale. La guerra è anche Lucia, Angela Sonia, Caterina, sfregiate, accoltellate, prese a pugni da chi diceva di amarle: i loro fidanzati, i loro amanti e mariti. La guerra è anche Marco Vannini che muore a casa della fidanzata. A ferirlo quasi a morte è stato un colpo sferrato da una beretta calibro 9 , ad ucciderlo la crudeltà di quattro persone che hanno anteposto la loro salvezza alla sua vita.”

Ambra Angiolini ha concluso il monologo ribadendo l’appello già lanciato a inizio programma: “Su questo tutti noi dobbiamo metterci a lavoro per la pace, perché di questa guerra siamo tutti responsabili“.

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