Borse Louis Vuitton: guida per principianti

Le borse Louis Vuitton con una storia lunga più di un secolo e mezzo rappresentano gli accessori più copiati e desiderati al mondo: la guida per conoscerle.

Sono 162 gli anni passati dalla fondazione della Maison Louis Vuitton e pochi meno gli anni della prima delle borse Louis Vuitton, quella Steamer bag realizzata per la prima volta nel 1901 e di cui, ancora oggi, si producono nuove versioni. Era il 1837 quando il sedicenne Louis Vuitton giunse a piedi fino a Parigi e iniziò a lavorare come apprendista di Monsieur Maréchal.

Durante gli ultimi anni del XIX secolo, è stato il più grande fabbricante di valigie di lusso per l’élite europea e americana. Era il periodo dei lunghi viaggi in treno, come quelli a bordo dell’Orient Express, e delle splendide navi che attraversavano l’Atlantico. Come viene raccontato nel volume “Cinquanta borse che hanno cambiato il mondo” (De Agostini), il baule Trianon fu tra le prime innovazioni introdotte da Louis Vuitton: con la superficie piatta anziché curva come gli altri bauli dell’epoca, era più facile da accatastare.

Furono queste le origini di un’attività altamente specializzata e l’inizio di una carriera in un settore fondato sulle capacità degli artigiani di personalizzare le valigie e i bauli in base ai desideri dei clienti. Louis Vuitton ricoprì questo incarico per 17 anni prima di aprire il suo Atelier al numero 4 di Rue Neuve-des-Capucines, vicino a Place Vendôme. Il monogramma di Vuitton fu introdotto per la prima volta nel 1896, divenendo ben presto uno dei segni distintivi della casa.

Da quel tempo a oggi, la fama e il successo delle borse Louis Vuitton non hanno fatto che crescere, divenendo ben presto status symbol molto prima che it-bag. Si tratta di modelli che affondano le loro radici nel secolo scorso, copiati e falsificati come nessun altro al mondo tanto da essere ormai inflazionati. Eppure possedere una delle borse Louis Vuitton autentica è ancora un sogno, grazie alla lavorazione, ai materiali e alla sapienza artigianale di cui, da 162 anni ad oggi, ognuna è depositaria. Tentiamo, quindi, di fare un po’ di chiarezza per imparare a riconoscere materiali e modelli.

I materiali

  • La tela monogram è un mélange discreto di quadrifogli, fiori e monogrami LV simbolo di raffinatezza borghese e cosmopolita fin dall’inizio del XX secolo. Nel 1996, per festeggiarne i cento anni, la Maison ha invitato sette stilisti (Vivienne Westwood, Romeo Gigli, Isaac Mizrahi, Manolo Blahnik, Sybilla, Helmut Lang, Azzedine Alaïa) a creare modelli da viaggio unici ed esclusivi.
  • Il motivo Damier vede la luce nel 1888, grazie al genio creativo di Louis Vuitton e di suo figlio Georges. Nel 1998, esattamente un secolo dopo, Louis Vuitton rilancia l’elemento decorativo con la tela Damier Ebène, uno dei maggiori successi della Maison. Nuove versioni del motivo fanno capolino negli anni seguenti: Damier Azur, Damier Graphite (in occasione del 120° anniversario della tela), la pelle impressa Damier Infini e in tempi più recenti, le tele Damier Adventure e Damier Challenge.

I modelli

  • Speedy: creata nel 1930, rappresenta quella libertà di movimento caratteristica principale di quell’epoca. Pratica ed elegante allo stesso tempo, è adatta a ogni situazione e a ogni momento. Può trasformarsi in una borsa da viaggio per un weekend improvvisato, in una funzionale e capiente compagna da città, o in un’elegante borsa a mano. Si propone in più formati e declinazioni, sempre all’insegna della versatilità. Pop o classica, divertente o particolare, grafica o eccentrica. Tante identità diverse la rendono un accessorio senza tempo. Disponibile in 4 dimensioni: 25 (25×19), 30 (30×21), 35 (35×23) e 40 (40×25).
  • Noé: inventata nel 1932 da Gaston-Louis, su richiesta di un produttore di champagne, perché ne contenesse cinque bottiglie. È una borsa che esprime alla perfezione un’epoca in cui il viaggio era anche un’esperienza elegante. Anticipando anche l’avvento delle city bag, la borsa Noé è diventata un classico della Maison, declinata in colori pop, allegri e metropolitani. Negli anni ’60 questa “sacca”, denominata secchiello, venne realizzata nella classica tela monogram, affermandosi sempre più soprattutto tra le grandi dive che la consacrarono una “it bag”. Nel 2010 Marc Jacobs ne ridisegna la forma dando vita a “Neo”: un ibrido tra la Speedy e il secchiello. Disponibile in tre dimensioni: BB (22×24), Petit Noé NM (25×27) e normale (26×34).
  • Alma: è uno dei modelli più strutturati della Maison. La versione originale, creata da Gaston Vuitton, prende il nome dal celebre Pont de l’Alma, il ponte che collega i due quartieri più alla moda di Parigi. Esiste in tela monogram e in pelle Epi, oltre alle varianti in materiali pregiati, ed è disponibile in una ricca gamma di colori dalle sfumature vivaci e luminose. Esiste in tre dimensioni: PM (32×24), MM (36×28) e BB. L’Alma BB trae ispirazione dall’originalità dell’iconico modello in stile Art Déco, ed è una versione in miniatura perfetta per riporre le chiavi, il portafoglio, lo smartphone e il rossetto. Dotata di una pratica tracolla regolabile all’altezza della vita o dei fianchi, può anche essere portata a tracolla per lasciare libere le mani.
  • Lockit: il modello originale risale al 1958 (portata sul grande schermo da Audrey Hepburn in “Due per la strada“, film di Stanley Donen del 1967). La nuova versione è la Soft Lock-it, una city bag da portare a mano e caratterizzata da una linguetta di pelle che permette di chiudere la borsa con un piccolo lucchetto, così da renderla inviolabile. È declinata in pellami pregiati come la pelle Veau Cachemire o la pelle Taurillon a cui si accosta un manico in pelle di pitone ed è disponibile in due dimensioni (Pm 27×40 e MM 46×30) e 8 colori (marrone, nero, rosso, rosa, blu, beige, arancione e grigio).
  • Neverfull: tote bag introdotta solo nel 2007, è divenuta in breve tempo una dell it bag più desiderate al mondo. Viene declinata in diversi materiali, dalla tela Monogram a quella Damier Ebien e Damier Azur, fino alla pelle Epi in differenti colori. Dalla forma trapezoidale, la Neverfull si riconosce subito per i laccetti che pendono da entrambi i lati, che grazie a un moschettone chiudono in maniera originale la borsa. All’interno, la Neverfull nasconde una fodera in tessuto rigato e finiture in vacchetta naturale, materiale utilizzato anche per i manici e per le cinghie laterali che permettono di modificare la capienza della borsa. Applicate alla fodera ci sono tasca interna con zip e anello a D (per astuccio o portachiavi). Disponibile in tre dimensioni: PM (29×22) MM (32×29) e GM (40×33).
  • Capucines: espressione del raffinato savoir-faire legato alla lavorazione artigianale della pelle, è l’ultima nata e prende il nome dalla rue des Capucines, la via parigina dove Louis Vuitton aprì la sua prima boutique nel 1854. In pelle Taurillon pieno fiore, combina il pratico e capiente design con una serie di ricercati dettagli, incluso il manico semi-rigido fissato da preziosi anelli e i due ampi scomparti interni. L’esclusiva patta può essere portata all’esterno per svelare i contorni di un fiore Monogram oppure all’interno per mostrare le iniziali di Louis Vuitton. Disponibile in tre dimensioni: BB (27×21), MM (36×23) e GM (40×27).
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