Genitori separati: come gestire il tempo coi figli

Cercare di essere buoni genitori quando si è separati può essere frustrante: il segreto è unire coerenza, semplicità degli accordi e rispetto reciproco tra ex.

Prima, per poco che fosse, il tempo da trascorrere coi figli era una certezza, una routine dove non si era mai soli con loro ma insieme al partner. Per i genitori separati, però, tutto cambia, e cercare di essere mamme e papà perfetti può davvero diventare frustrante e quasi impossibile. Ma ci sono dei principi e dei trucchi che aiutano.

È un’esperienza molto nota – sono tantissimi, ormai, le separazioni, anche tra coppie sposate da pochi anni e con figli piccoli – e dolorosa: essere genitori separati significa dover sfruttare al massimo il tempo di cui si dispone, sia nel caso del papà (generalmente quello che lascia l’abitazione alla madre), sia nel caso della mamma, che da separata avrà certamente molte cose a cui pensare e anche lei si ritrova nella difficile condizione di sottoporre i figli a cambiamenti molto drastici.

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Eppure, per quanto sia limitato questo tempo, può rivelarsi più interessante e denso di significato rispetto a prima. Ora quando si è con i propri figli si può essere pienamente con loro. Quando si gioca con loro si è totalmente immersi nel gioco, attribuendo importanza e valore alle loro curiosità, alle scoperte, alle iniziative. L’importante è firmare una sorta di “contratto” con loro.

Il suggerimento è di tenere i bambini occupati con varie attività, perché questo li distrae dalla sofferenza della separazione dei genitori, ma al contempo evitare di diventare genitori-parco giochi, genitori-orsacchiotto. Questo è il peccato dei padri, soprattutto, che cercano di conquistarsi le simpatie dei figli permettendo loro di derogare alle regole familiari precedenti il divorzio: andare a letto più tardi, mangiare cibo spazzatura, divertirsi e non fare i compiti. Un pessimo comportamento.

I bambini sono confortati dalla routine e dai rituali, pertanto avere attività fisse e stabili può contribuire a dare sicurezza in momenti difficili, si sentono sicuri quando vengono mantenute il più possibile le vecchie abitudini, perché sanno di famiglia. E inoltre non è giusto mettere in cattiva luce l’altro partner, che invece si preoccupa di dare delle regole ai bambini.

Ecco quindi la seconda regola: coerenza. Se riuscite ad andare d’accordo e se avete sino a ora condiviso la medesima visione educativa, potete confrontarvi con l’ex prima di stabilire regole. I bambini hanno bisogno di limiti per sentirsi più sicuri. Siate chiari in merito alle conseguenze che la disobbedienza può comportare, cercate anche di coinvolgere i figli nello stabilire regole e punizioni (se le utilizzate o le avete utilizzate in passato):

«Quale conseguenza pensi di meritarti per il tuo comportamento?»

Meglio sarebbe comunque, anziché punirlo, gratificarlo quando si comporta positivamente. I bambini tendono a riprodurre comportamenti corretti quando di sentono lodati o oggetto di coccole. I genitori separati devono offrire ai figli delle scelte, dare loro un avvertimento, usare punizioni brevi senza eccedere, mantenendo per quanto è possibile la medesima strategia educativa del matrimonio. Anche in questo modo lo shock della separazione viene assorbito meglio.

Per ottenere questo risultato, si deve passare da un altro trucco: fare accordi chiari, piuttosto semplici. All’atto della separazione può essere utile pensare al piano genitoriale come a un accordo temporaneo. Qualsiasi accordo necessita di continui cambiamenti. Ciò che vale per un bambino di 5 anni non vale per uno di 10. Per bambini piccoli meglio visite brevi e frequenti; nel caso di adolescenti, bisogna tenere in considerazione anche i loro impegni, dei quali sono molto gelosi.

Venendo meno la suddivisioni dei ruoli che vigeva precedentemente, entrambi i genitori devono imparare uno stile sia espressivo che strumentale, sia affettuoso che autorevole. Affetto e fermezza: la mamma sarà anche un po’ papà, e viceversa. Individuare differenti aree di responsabilità genitoriale e la misura in cui queste possono essere condivise o affidate a un solo genitore, fare sì che non siano tanto i diritti da vantare sui figli (sono sanciti dalla legge), piuttosto l’affetto, il sapersi mettere nei loro panni.

Un altro buon metodo è stilare un calendario delle visite. I bambini devono conoscere il più possibile in anticipo la data della successiva visita. Si può ad esempio creare con loro un calendario e attaccarlo nelle due abitazioni, aiutandoli così a legittimare la situazione, ad avere delle certezze, a gestire il loro tempo libero senza esitazioni.

Gli accordi servono ad affrancare i figli da conflitti di lealtà o da altre pressioni, ma ci vuole anche flessibilità, tolleranza. Un esempio: se la mamma non può un giorno andare a prendere la figlia a danza e il padre neppure, è inutile fermarsi a queste due possibilità, recriminando sul fatto che «quando si ha bisogno di lui non c’è mai». Meglio cercare di allargare lo spettro delle possibilità. Può andare la nonna? Può tornare con la madre di una sua compagna? C’è un vicina di casa disponibile?
Occorre focalizzarsi sui loro bisogni, sulle loro speranze e bisogni. Non sulle recriminazioni tra ex.

Solo dopo aver stabilito una regola, e avere verificato che funziona, si possono introdurre eccezioni, mai prima. Con l’ex partner rapporti quindi il più formali possibili con dei confini chiari e, se è il caso, distanti, in uno stile di cooperazione e non di distruzione.

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