In società con la migliore amica: pro e contro

Fondere amicizia e lavoro ha i suoi aspetti positivi ma può avere anche effetti deleteri. Ecco qualche consiglio.

Avviare un’attività con la migliore amica che rischi comporta? L’affidabilità dal punto di vista professionale è uno degli aspetti più preziosi, e quando si decide di avviare un nuovo progetto lavorativo è fondamentale circondarsi di soci e collaboratori di cui ci si possa fidare ciecamente, sebbene sia molto difficile trovare qualcuno che risponda alle aspettative.

Proprio per questo quando si avvia un nuovo business, alcune donne tendono a coinvolgere negli affari proprio l’amica più stretta, senza considerare che quest’opzione è in realtà un’arma a doppio taglio. C’è il rischio infatti di applicare al {#lavoro} le stesse dinamiche relazionali che vi sono nel rapporto extra – professionale, con conseguenti effetti deleteri per l’attività.

L’errore più comune che si compie in questi casi è quello di non essere obiettive, chiudendo gli occhi di fronte a eventuali problemi causati dall’amica/socia, proprio perché si ripone in lei una fiducia cieca a causa della profonda conoscenza fuori dal lavoro.

Per non peccare di ingenuità e compromettere il business, è necessario mantenere un occhio vigile e critico sull’operato dell’altro, prendendosi il giusto tempo di osservazione e riflessione per identificare eventuali problemi e risolverli prima che questi possano crescere e radicarsi.

Amicizia e lavoro difficilmente possono andare di pari passo senza problemi, in quanto sono aspetti della vita che si ergono su basi diverse: il lavoro è per sua natura fondato sulla competitività, in quanto è l’unico modo per superare la concorrenza. Può e deve esserci collaborazione sul posto di lavoro, ma è comunque finalizzata al raggiungimento di un obiettivo competitivo: superare le altre aziende che propongono lo stesso prodotto/servizio sbaragliando i concorrenti.

L’amicizia si basa su un meccanismo del tutto diverso, quello della collaborazione, del mutuo aiuto senza secondi fini, un principio totalmente opposto a quello su cui si basa un’azienda.

Proprio per questo trovare un equilibrio sul lavoro con la propria socia/amica è un obiettivo che di per sé si basa su una contraddizione, ma può essere comunque raggiunto seguendo i dovuti accorgimenti.

Molti psicologi del lavoro hanno analizzato i vari tipi di situazione che scaturiscono dal mettersi in società con gli amici, elaborando diverse strategie per sfruttare i punti di forza dell’unione lavorativo-affettiva (conoscenza profonda, fiducia, comunanza di gusti e aspettative, volontà di non deludere l’altra persona).

Sharon Lewis Bultsma ad esempio, analizzando dal punto di vista psicologico le dinamiche comportamentali che intervengono tra due amiche che si mettono in società, ha elaborato una piccola lista di campanelli d’allarme cui prestare attenzione per evitare conflitti:

  • differenziare il potere: se le due amiche hanno un peso decisionale diverso, potrebbero nascere contrasti nocivi al lavoro;
  • differenza consistente negli investimenti economici iniziali: se una delle due socie ha investito molto più denaro dell’altra per aprire l’attività, probabilmente esigerà un maggior potere all’interno dell’azienda anche qualora le sue competenze non fossero all’altezza, generando possibili tensioni;
  • difficoltà di comunicazione e rapporti lavorativi conflittuali: questa è una delle situazioni che si verificano più spesso. Per superarla brillantemente salvando amicizia e posto di lavoro, è necessario essere sempre aperte alla discussione e accettare anche il conflitto, in quanto reprimendo i contrasti li si trasforma in risentimento incondizionato.

Per evitare le criticità è dunque necessario mostrare apertura nei confronti dell’altra persona sin dall’inizio, esponendo con totale sincerità obiettivi, aspettative, esigenze, in modo da prevenire i possibili problemi. Quest’analisi preventiva consentirà di elaborare un coerente piano di gestione che, combinato con una solida struttura dell’azienda a livello giuridico, operativo e finanziario, terrà il business al riparo da dissapori legati al rapporto personale tra soci.

Charlie Moore, fondatore e presidente esecutivo del network di successo Rocket Lawyer, un portale che offre assistenza legale on-line, suggerisce infine una piccola “to do list” da applicare per mandare avanti di pari passo amicizia e affari:

  • trattare l’azienda come entità separata dall’amicizia: valutare schiettamente con il proprio partner commerciale quali sono gli oneri e gli onori reali all’interno dell’attività: denaro investito, tempo dedicato, proprietà intellettuale delle idee sono valori che dovrebbero riflettersi nella proprietà in percentuale del business;
  • separare i conti in banca e le risorse aziendali da quelle personali: in questo modo si evita di confondere il lavoro con la vita privata;
  • definire ruoli e responsabilità: anche se si lavora con la propria migliore amica, è necessario mettere nero su bianco compiti e oneri mediante regolari contratti di lavoro.

Come si evince da quest’analisi, è la comunicazione in ogni suo aspetto il fulcro attorno al quale ruotano l’evoluzione e la sopravvivenza di una società di affari e amicizia per la vita.

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