Matteo Messina Denaro, chi è il boss 'fantasma' latitante da 28 anni

È uno dei dieci criminali più ricercati al mondo, l’ultimo dei più grandi latitanti. La sua storia raccontata nel documentario in onda sabato 6 novembre su Nove

È uno dei dieci criminali più ricercati al mondo, l’ultimo dei più grandi latitanti. Nessuno conosce le sembianze che ha oggi: è irreperibile da 28 anni, come un fantasma: parliamo del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, la cui storia viene raccontata nel documentario Matteo Messina Denaro – Il Superlatitante, in onda sabato 6 novembre alle 21.35 su Nove, speciale dedicato alla figura del boss. Erede dei sanguinari capimafia Totò Riina e Bernardo Provenzano, il suo volto è tuttira sconosciuto, così come la sua voce non è mai stata ascoltata, né esistono le sue impronte digitali perché non è mai stato arrestato: Matteo Messina Denaro è latitante da quasi 30 anni, dall’estate del 1993. Un uomo diventato un fantasma: ‘U Siccu’, come viene chiamato, è un boss moderno.

Diventato un imprenditore, sfugge agli identikit della polizia da ormai tre decenni. Criminale sanguinoso, mandante di numerosi omicidi di uomini dello Stato e non solo, continua a sfuggire alle forze dell’ordine: procure e servizi segreti lavorano solo su un’ipotesi, un identikit costruito al computer. L’inchiesta dei giornalisti Nello Trocchia e Giovanni Tizian mostrata nel documentario tramesso su Nove cerca di ricostruire le origini di Messina Denaro, la sua lunghissima latitanza e la rete di potere che lo protegge. Mostra contributi esclusivi come interviste a collaboratori di giustizia, è arricchita da documenti inediti e racconta quali settori dell’economia e dell’imprenditoria sono stati inquinati dall’operato del boss.

Nato a Castelvetrano, in provincia di Trapani, nel 1962, Matteo Messina Denaro è figlio di Francesco Messina Denaro, noto a tutti come Don Ciccio, capo del mandamento di Castelvetrano a partire dagli Anni ’80. A soli vent’anni diventa il pupillo del super boss di Cosa Nostra di Totò Riina e la sua impresa mafiosa inizia nel 1989, quando riceve la prima denuncia per associazione mafiosa. Messina Denaro tra gli organizzatori delle stragi di Capaci e Via D’Amelio nel 1992 in cui vennero uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e, nel novembre del 1993, partecipò anche al sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido dopo 700 giorni di prigionia.

Seguici anche su Google News!