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Il Chianti Classico è un vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita: una Certificazione concessa solo ai vini che, oltre che provenire dai vigneti iscritti all’albo, superano positivamente un esame chimico-fisico e un esame organolettico.
Bisogna sapere che, per avere diritto a una denominazione, non è sufficiente la provenienza da un determinato territorio, ma è importante soprattutto che siano rispettate tutte le regole previste dal disciplinare di produzione, che stabiliscono le condizioni e i requisiti necessari perché un vino possa fregiare della D.O.C.G. Chianti Classico.
Oltre alla zona di produzione, altro requisito fondamentale riguarda i tipi d’uva che possono concorrere alla realizzazione di un vino, che prevede una percentuale minima dell’80% di Sangiovese, il vitigno a bacca rossa tipico della zona.
Insieme al Sangiovese possono essere presenti, in una percentuale massima del 20%, altri vitigni a bacca rossa tra quelli autoctoni, come il Canaiolo e il Colorino, e quelli “internazionali”, come il Cabernet Sauvignon e il Merlot, raccomandati e/o autorizzati nella zona di produzione.
Tra le principali caratteristiche organolettiche indicate dal disciplinare, nel Chianti classico troviamo il colore rubino che può divenire talvolta, secondo l’origine, intenso e profondo; l’odore con note floreali di mammole e giaggiolo unite a un tipico carattere di frutti rossi; e il sapore armonico, asciutto, sapido, con una buona tannicità che si affina col tempo al morbido vellutato.
Anche per quanto riguarda l’etichetta, il disciplinare detta alcune regole. In primo luogo, l’etichetta deve riportare l’indicazione “Chianti Classico” con la specifica di “Denominazione di Origine Controllata e Garantita” ed evidenziare l’annata di produzione delle uve. Il nome del vino può identificarsi con quello dell’azienda o di un marchio, oppure può essere un nome di fantasia o l’indicazione del vigneto di provenienza. In ogni caso, non possono essere utilizzati i termini extra, fine, scelto, selezionato, superiore, vecchio e simili.
Una volta acquistato, il Chianti Classico è un vino che deve essere conservato con grande attenzione. L’ambiente ideale è una cantina non umida e con una temperatura costante, ma il vino può rimanere in un qualsiasi locale purché al riparo dalla luce, dai rumori e dalle fonti di calore.
È inoltre importante conservare la bottiglia coricata, in modo che il tappo, inumidito dal liquido, mantenga l’elasticità del sughero necessaria a impedire ossidazioni causate da infiltrazioni d’aria. Dalla longevità di un vino dipende anche la durata della conservazione in cantina: maggiore è la sua struttura e più lungo potrà essere il periodo di attesa prima di degustarlo nella sua forma migliore.
Il Chianti Classico si accompagna egregiamente ai sapori della cucina toscana, ma può essere abbinato a una grande varietà di piatti. In particolare, le carni rosse cotte alla griglia si sposano perfettamente con vini di medio corpo, dalla tannicità contenuta, mentre le carni più elaborate richiedono vini più strutturati.
Le grandi Riserve sono ideali per accompagnare piatti di selvaggina o formaggi stagionati. Conservato in bottiglia da mesi se non da anni, il vino necessita di essere ossigenato prima di degustarlo, soprattutto se si tratta di una Riserva.
Per questo, la bottiglia deve essere aperta qualche ora prima di servirla e, se questo non fosse possibile, si può ricorrere alla pratica della decantazione: versando lentamente il vino in una caraffa si ossigena in tempi rapidi.
La temperatura ideale di servizio è di 16-18 gradi: se più elevata, si rischia di soffocare nell’alcolicità ogni bouquet, se troppo inferiore, si squilibra l’acidità. Non meno importante è la scelta del bicchiere giusto: per valorizzare al massimo un vino Chianti Classico ed esaltarne il bouquet, è necessario un calice a tulipano, con la bocca leggermente a restringersi, dal volume più contenuto per i vini giovani e più ampio per le Riserve.
photo credit: *Fede* via photopin cc
Articolo originale pubblicato il 27 novembre 2012
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