La rivolta di Porto Azzurro: gli otto (drammatici) giorni dell'Isola d'Elba

Era il 25 agosto del 1987 quando sei detenuti del carcere di Portoferraio presero in ostaggio cinque civili e 17 guardie, trattando con le istituzioni per evadere dal carcere. La vicenda è raccontata in un documentario, in onda su RaiDue il 28 ottobre.

Passata alla storia come una delle rivolte carcerarie più drammatiche del nostro Paese, quella avvenuta nel penitenziario di Porto Azzurro all’Isola d’Elba viene raccontata in un documentario dal titolo Porto Azzurro, un carcere sotto sequestro, che va in onda su RaiDue il 28 ottobre in prima serata.

Sono le 10.30 del mattino del 25 agosto del 1987, quando ai carabinieri di Portoferraio arriva la segnalazione che sei detenuti stanno provando ad evadere. Mario Ubaldo Rossi, Mario Marrocu, Gaetano Manca, Mario Cappai e Mario Tolu, capeggiati dal terrorista nero Mario Tuti, fondatore del Fronte Nazionale Rivoluzionario, richiedono al direttore dell’istituto, Cosimo Giordano, un’auto blindata per allontanarsi in sicurezza da Porto Azzurro.

Il comandante degli agenti di custodia, il maresciallo Munno, si offre volontario per andare a prendere il veicolo. Invece di eseguire le richieste dei rivoltosi, però, fa scattare l’allarme. Quando i sei si rendono conto che l’auto blindata non arriverà mai, si spostano nella zona dell’infermeria dove, armati di due pistole e di ordigni rudimentali, prendono in ostaggio cinque civili, 17 guardie carcerarie e 11 detenuti. Tra i sequestrati anche il direttore Giordano.

Da quel momento inizia una estenuante trattativa con le istituzioni e le forze speciali, che nel frattempo si erano posizionate nel perimetro del carcere. Tuti alza il tiro e chiede l’invio di un elicottero, minacciando di uccidere gli ostaggi se le richieste non dovessero essere soddisfatte. In un crescendo di tensioni e notizie che trapelano incontrollate dall’interno, la vicenda si protrae per otto lunghissimi giorni, tenendo con il fiato sospeso i cittadini italiani.

Il primo agosto i rivoltosi asserragliati nel carcere si arrendono e tutti gli ostaggi vengono liberati. Con già l’ergastolo da scontare per aver ucciso tre persone negli anni della lotta armata, Tuti verrà poi condannato ad altri 14 anni di reclusione per aver capeggiato la rivolta.

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