Francesca De Andrè e le violenze subite dall'ex: "Mi sono chiesta come ho fatto a non aprire gli occhi prima"

La nipote di Cristiano e Andrè ha commentato la condanna subita da Giorgio Tambellini, non nasconde di ritenerla troppo lieve.

Giorgio Tambellini, ex fidanzato di Francesca De Andrè, è stato da poco condannato a tre anni e tre mesi di reclusione per lesioni aggravate e maltrattamenti (il pm aveva chiesto quattro anni) da Tribunale di Lucca per le violenze nei confronti della giovane. Nell’aprile del 2021 lei era infatti finita in ospedale in gravissime condizioni con “naso rotto, trauma cranico, capelli strappati, denti spezzati e bruciature di sigaretta sul corpo”, oltre a una prognosi di 21 giorni, come indicato nella sentenza.

La condanna non impedisce ovviamente alla nipote di Cristiano De Andrè di dimenticare il dramma vissuto, consapevole di come quel rapporto abbia messo a rischio la sua stessa vita: “Mi sono chiesta come ho fatto a non aprire gli occhi prima – ha raccontato a Silvia Toffanin, ospite di Verissimo Il giorno dell’udienza poi lui mi ha inseguita in bicicletta per dirmi che non mi avrebbe pagato nulla. Queste persone non cambiano, ma bisogna avere fiducia nella giustizia”.

Quell’aggressione è stata certamente a più grave che l’ex concorrente del Gf Vip si è trovata a subire, ma nonostante tutto lei tendeva sempre a perdonare, convinta che la situazione sarebbe cambiata: “Lui faceva uso di sostanze, all’inizio ho creduto e avuto fiducia in lui, perché mi dava appunto modo di credere in lui. Nei primi mesi di convivenza mi ha ascoltato e aveva iniziato a condurre una vita più sana. Poi sono andata due mesi e mezzo al Grande Fratello, gli è venuta a mancare la mia figura. Dico una cosa che è accaduta prima che io entrassi. L’ho sentito al telefono e ho capito che non era lucido. Quando sono uscita dalla Casa la situazione è peggiorata. Lui scattava pure se salutavo qualcuno con un sorriso”.

Francesca De Andrè ha approfittato dell’occasione anche per fare altre confessioni davvero agghiaccianti: “Lui mi tirava addosso la candeggina. incendiava cose e me le tirava addosso. Non solo, indossava i guanti da lavoro per picchiarmi e non farsi del male o per non farmi male più di quanto avrebbe fatto a mani nude. Ho dovuto fare diversi trattamenti dopo, anche rifarmi un dente. Allucinante il fatto che non mi rendessi conto” (della gravità della situazione, ndr).

Il racconto dell’ultimo episodio è davvero devastante: “Io quel giorno non stavo tanto bene ed ero sul divano ed avevo notato che lui avesse già esagerato con l’alcol – ha spiegato Francesca De Andrè – Io ero zitta e non parlavo. Questo è stato l’errore. Lui mi ha afferrato per i capelli e poi mi ha riempita di calci e pugni. Lui mi diceva “io ti ammazzo” e fisicamente lui mirava punti vitali come ad esempio le tempie. Se non avessi avuto la prontezza di coprire determinate zone non starei qui a parlare con te. Quando sono svenuta lui ha preso il mio cellulare ed ha chiamato i carabinieri dicendo che mi stessi picchiando da sola. Non bisogna pensare che sia possibile cambiarle queste persone. Ho urlato con tutte le mie forze sperando che qualcuno potesse sentirmi. La vicina mi ha presa e mi ha portato a casa sua, lui è scappato con il mio cellulare. Poco dopo sono arrivati i carabinieri e sono finita in ospedale con codice rosso”.

La sentenza è però per lei davvero troppo lieve: “Io ho consegnato la cartella dei documenti. Sì, lo registravo perché era l’unico modo per tenerlo a bada quando diventava violento. Io pensavo di poterlo cambiare. Se permettiamo alle persone di farci del male non stiamo facendo niente di costruttivo. Per reati come questo per me bisogna partire più alti.  Gli uomini che commettono queste azioni devono avere paura. Bisogna denunciare sempre. Voglio fare un appello alle persone vicine a questi elementi: cerchiamo di essere più realisti. Voglio vedere come si comporterà la famiglia” – ha concluso.

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