Un giorno in Pretura racconta la strage della Camorra a Rione Sanità

Nella puntata del programma, in onda su RaiTre poco dopo la mezzanotte del 17 ottobre, va in scena il processo per l'agguato del 2016 in pieno centro a Napoli. Sul banco degli imputati anche il capoclan dei Barbudos, Antonio Genidoni.

Era la sera del 22 aprile 2016. A Napoli, nei pressi di un circolo ricreativo all’altezza del civico 43 nel Rione Sanità, risuonarono dei colpi. A perdere la vita in quello che – si saprà in seguito – fu un vero e proprio agguato della Camorra, furono Giuseppe Vastarella, 42 anni, esponente della omonima famiglia del rione e il cognato Salvatore Vigna, 41 anni. La vicenda è al centro di Un giorno in pretura, in onda il 17 ottobre su RaiTre in seconda serata.

La Strage delle Fontanelle, chiamata così per il nome della via in cui è avvenuto l’agguato, è maturata nell’ambito della rivalità tra clan della Sanità, che aveva raggiunto il culmine dopo l’uccisione del ventunenne Ciro Esposito, detto O’ Spagnuolo, avvenuta nel dicembre 2015. A ordinare l’esecuzione erano stati esponenti della famiglia Lo Russo, ma Genidoni e i suoi luogotenenti, Emanuele Esposito e Alessandro Daniello, avevano identificato nei rivali Vastarella i responsabili.

In un crescendo di tensione, si è arrivati alla sera del 22 aprile, quando, con una delle azioni più brutali della storia recente di Camorra, i Barbudos freddarono Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna e ferirono Dario Vastarella, Antonio Vastarella e Alfredo Ciotola, tutti imparentati con il capoclan Patrizio Vastarella.

Le intercettazioni effettuate dagli inquirenti, hanno poi rivelato il cinismo e la spietatezza dei Barbudos. Genidoni, che non sapeva di essere già da tempo sotto osservazione, scherzava con i suoi fedelissimi sulla paternità della strage. I Vastarella avevano fatto sapere nel quartiere che chiunque fosse in possesso di informazioni utili sulla vicenda, sarebbe stato ricompensato con 50.000 euro.

E allora ecco Esposito scherzare così insieme al suo capo: “Ci dico Patrì, è stato Walter (Mallo, esponente dell’omonimo clan), cento per cento. Dammi i 50 babboni e da oggi sto pure con te”.

Anche grazie all’attività di controllo delle forze dell’ordine, a cui erano sottoposti, i Barbudos sono stati accusati della strage, insieme ad Addolorata Spina e Vincenza Esposito, madre e moglie di Genidoni. La Corte di Assise di Napoli, in primo grado, ha condannato esecutori e mandanti all’ergastolo.

 

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