Lino Banfi e il ricordo della moglie Lucia Lagastra: "Aiutatemi a sognarla, ancora non ci riesco"

Il comico si apre in un’intervista, nella quale dedica un pensiero alla moglie scomparsa pochi mesi fa

Pubblicato il 3 agosto 2023

Sono passati quasi sei mesi dalla morte di Lucia Lagrasta, la moglie di Lino Banfi, venuta a mancare il 22 febbraio del 2023 all’età di 85 anni. La donna soffriva di Alzheimer da molto tempo. L’attore era molto legato alla sua consorte, e ha più volte sottolineato in pubblico l’amore che provava nei suoi confronti: “Ho lavorato con le più belle attrici europee, ma non c’è stata mai nessun’altra donna nei miei pensieri”, aveva raccontato nel 2019, ospite a Domenica In, occasione nella quale si era anche aperto sulla malattia della moglie, raccontando le difficoltà che entrambi stavano attraversando.

Oggi che è impegnato con vari progetti, “Nonno Libero” la ricorda ancora in pubblico, attribuendo a lei il merito dell’aver ripreso a lavorare, ma con una punta di amarezza. Lo racconta in un’intervista al Corriere della Sera.

Aiutatemi a sognarla, sono trascorsi sei mesi dalla sua morte e ancora non ci riesco. Credo però sia molto impegnata a parlar bene di me con la gente giusta, e infatti mi stanno arrivando molte richieste di lavoro… Insomma, sta lavorando molto in questo periodo e non ha tempo per venirmi in sogno.

Lino Banfi sta al momento lavorando a un docufilm autobiografico, in cui metterà in scena la sua vita privata ma anche professionale. E parlando della sua carriera, si prende anche i giusti meriti: “Non ho fatto film d’arte, ho creato un genere di comicità che non esisteva, aprendo la strada a tanti altri. Mentre i napoletani e i siciliani sono stati più fortunati, avendo una tradizione teatrale importante, noi pugliesi no: prima di me, in Puglia, nessuno aveva creato una figura comica”, spiega al Corriere.

L’attore vorrebbe reinterpretare tutti i personaggi della sua carriera, “Dal Commissario Lo Gatto, all’allenatore nel pallone, dal Pasquale Baudaffi del Vieni avanti cretino a Nonno Libero” dice, sottolineando come sia particolarmente fiero di quest’ultimo personaggio: “Sono orgoglioso di questo ferroviere sanguigno, talmente amato, che la gente per strada mi chiama proprio così. All’estero è considerato un vessillo dell’Italia, come la pasta e il buon vino”.

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