Lino Banfi e il ricordo della moglie Lucia Lagastra: "Aiutatemi a sognarla, ancora non ci riesco"

Il comico si apre in un’intervista, nella quale dedica un pensiero alla moglie scomparsa pochi mesi fa

Sono passati quasi sei mesi dalla morte di Lucia Lagrasta, la moglie di Lino Banfi, venuta a mancare il 22 febbraio del 2023 all’età di 85 anni. La donna soffriva di Alzheimer da molto tempo. L’attore era molto legato alla sua consorte, e ha più volte sottolineato in pubblico l’amore che provava nei suoi confronti: “Ho lavorato con le più belle attrici europee, ma non c’è stata mai nessun’altra donna nei miei pensieri”, aveva raccontato nel 2019, ospite a Domenica In, occasione nella quale si era anche aperto sulla malattia della moglie, raccontando le difficoltà che entrambi stavano attraversando.

Oggi che è impegnato con vari progetti, “Nonno Libero” la ricorda ancora in pubblico, attribuendo a lei il merito dell’aver ripreso a lavorare, ma con una punta di amarezza. Lo racconta in un’intervista al Corriere della Sera.

Aiutatemi a sognarla, sono trascorsi sei mesi dalla sua morte e ancora non ci riesco. Credo però sia molto impegnata a parlar bene di me con la gente giusta, e infatti mi stanno arrivando molte richieste di lavoro… Insomma, sta lavorando molto in questo periodo e non ha tempo per venirmi in sogno.

Lino Banfi sta al momento lavorando a un docufilm autobiografico, in cui metterà in scena la sua vita privata ma anche professionale. E parlando della sua carriera, si prende anche i giusti meriti: “Non ho fatto film d’arte, ho creato un genere di comicità che non esisteva, aprendo la strada a tanti altri. Mentre i napoletani e i siciliani sono stati più fortunati, avendo una tradizione teatrale importante, noi pugliesi no: prima di me, in Puglia, nessuno aveva creato una figura comica”, spiega al Corriere.

L’attore vorrebbe reinterpretare tutti i personaggi della sua carriera, “Dal Commissario Lo Gatto, all’allenatore nel pallone, dal Pasquale Baudaffi del Vieni avanti cretino a Nonno Libero” dice, sottolineando come sia particolarmente fiero di quest’ultimo personaggio: “Sono orgoglioso di questo ferroviere sanguigno, talmente amato, che la gente per strada mi chiama proprio così. All’estero è considerato un vessillo dell’Italia, come la pasta e il buon vino”.

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