Da Chanel a Louis Vuitton: le boutique di lusso chiudono in Russia

Da Lvmh a Kering, da Hermès fino a Nike e H&M: i grandi gruppi del mercato del luxury globale hanno condiviso la stessa decisione e hanno chiuso i loro negozi a tempo indeterminato.

Le grandi griffe abbandonano la Russia. Lvmh, la più importante multinazionale del lusso, ha deciso di chiudere le sue 124 boutique sparse per il paese sovietico. La notizia è stata riportata dal magazine Wwd: l’azienda ha comunicato che continuerà a pagare gli stipendi ai suoi 3.500 dipendenti nel Paese, ma i negozi hanno abbassato le saracinesche fino a che la guerra non cesserà.

Come Lvmh, anche Kering, al quale fanno capo fra gli altri Gucci, Balenciaga e Bottega Veneta, ha preso la stessa decisione. Stessa cosa per Hermès, che a Mosca ha tre boutique, e per Richemont, gruppo svizzero a cui fanno capo marchi come Cartier, Montblanc e Buccellati.

Alla scelta di chiudere si è unita anche Chanel, che ha affidato a un post su LinkedIn il suo comunicato:

“Date le crescenti preoccupazioni per la situazione, la crescente incertezza e la complessità per operare, Chanel ha deciso di sospendere temporaneamente tutte le sue attività in Russia. Non spediremo più in Russia, chiuderemo le nostre boutique e abbiamo già sospeso l’e-commerce”.

Del gruppo Lvmh fanno parte settanta marchi di alta moda come Christian Dior, Bulgari, DKNY, Fendi, Céline, Guerlain, Marc Jacobs, Givenchy, Kenzo, Loro Piana, e Emilio Pucci. La multinazionale attraverso il suo marchio di punta, Louis Vuitton, ha annunciato la donazione di un milione di euro a Unicef per i bambini della popolazione ucraina, e ne aveva già donato cinque alla Croce rossa internazionale.

Tante altre aziende di moda hanno deciso di mettere uno stop ai propri servizi: Nike, H&M e Asos sono alcuni dei marchi che hanno sospeso l’export verso la Russia e fermato le vendite in tutto il Paese, un’operazione, che secondo gli analisti di Bain&company sentiti da MFF, impatterà sul mercato luxury per almeno 7 miliardi di euro.

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