La tecnica di Brad Pitt per scoprire se un film è un flop

L'attore, che ha vinto l'Oscar per il suo ruolo nell'ultimo film di Quentin Tarantino, è ormai una star così grande da poter scegliere qualsiasi progetto desideri.

Quando sei una star del calibro di Brad Pitt puoi davvero scegliere qualunque progetto cinematografico, sopratutto se sei anche un produttore. Grazie al suo talento e all’indubbia bellezza, inoltre, l’attore è uno dei più richiesti dai registi e dai direttori di casting, per cui tutte le porte sono praticamente spalancate.

Tuttavia agli inizi della carriera Pitt ha dovuto accettare qualsiasi ruolo gli venisse proposto, e quindi non tutti i film in cui è comparso sono davvero dei capolavori, o quantomeno decenti. Ma da allora sembra che l’attore abbia sviluppato un particolare fiuto per i progetti che faranno flop al box office, almeno stando alle sue dichiarazioni.

Intervistato insieme a Leonardo DiCaprio durante il tour promozionale per C’era una volta… a Hollywood, Pitt ha discusso con il collega tutti i segnali che durante una proiezione tra addetti ai lavori fanno capire il reale gradimento di una pellicola.

Per esempio se un amico lo guarda dopo i titoli di coda e gli dice la classica frase “Non è il mio genere“, allora è molto probabile che il film non andrà bene. Inoltre, se dopo che aver riacceso le luci tutti i presenti lo fissano nell’attesa di dirgli qualcosa, quello è il segnale che il film è davvero terribile. Ma anche il commento relativo alla musica è un brutto segno, perché implica non vi siano opinioni positivi su tutto il resto.

Ma non sempre questo metodo funziona, lo ammette Pitt stesso. Durante una proiezione di Fight Club, un film divenuto un cult solo con il passare del tempo, tutti i presenti non ridevano mai alle battute e qualcuno si alzò dopo appena 30 minuti.

Un altro esempio è quello relativo a Se7en, curiosamente un altro film diretto da David Fincher: alla fine della proiezione regnava il silenzio e le persone presenti andarono via senza una parola. Pitt pensò fosse stato un disastro, ma in realtà si trattava proprio della reazione giusta a un thriller che era un vero cazzotto nello stomaco.

E poi ci sono casi particolari come Sette anni in Tibet, che gli ha procurato un divieto di transito nella Cina, Paese che detesta si parli della specifica situazione geopolitica. Ma indubbiamente altri progetti come Fuga dal mondo dei sogni, del 1992, o Johnny Suede, dell’anno precedente, difficilmente possono essere catalogati come dei successi. Per non parlare del terribile By the Sea diretto dall’allora moglie Angelina Jolie: un film descritto come la scena per una luna di miele esotica che fu un flop terrificante.

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