Miguel Bosé sui genitori: "Mi cucirono vivo dentro la carcassa di un cervo"

Il cantante ha ripercorso alcuni episodi traumatici della sua infanzia, raccontandoli nel suo nuovo libro "Il figlio di capitan Tuono", in libreria a partire dall'8 marzo.

Un racconto degli orrori quello che fa Miguel Bosé nel suo libro Il figlio di capitan Tuono, disponibile in libreria dall’8 marzo 2022. Il cantante, infatti, ha ripercorso alcuni episodi della sua infanzia, soffermandosi su quelli che più l’hanno toccato (ma anche sconvolto). Più nello specifico, Bosé ha raccontato del rapporto burrascoso con i genitori, che ha definito “dei mostri“.

Mi hanno cucito vivo dentro la carcassa di un cervo. L’hanno svuotato dalle viscere, poi mi hanno lasciato là dentro. Sono svenuto: per la claustrofobia, per la mancanza d’aria, per la brutalità del gesto”, ha spiegato Miguel Bosé scrivendo di quando suo padre lo costrinse a sottoporsi ad una sorta di ‘rito di passaggio‘ per entrare nell’età adulta. Peccato che all’epoca il cantante avesse solo dieci anni.

Un’infanzia difficilissima quella di Bosé, scandita soprattutto dal pessimo rapporto con il padre, il torero Luis Miguel Dominguín, vero e proprio sex symbol spagnolo del tempo. “Per essere alla sua altezza avrei dovuto imparare a sparare col fucile, a fare l’amore e a fumare, tutto prima dei tredici anni“, ha raccontato il cantante. Proprio per questo, insieme al padre, intraprese un viaggio in Mozambico per sottoporsi alla terribile prova del cervo, sperando di poter aumentare la sua “scarsa carica di testosterone”.

Nei suoi racconti non risparmia nemmeno la madre, Lucia Bosé, attrice e musa del surrealismo. Insieme, i suoi genitori gli hanno “reso l’infanzia un inferno”, soprattutto dopo la separazione, “culminata con l’amicizia di mia madre Lucia con artisti e intellettuali, in primis Pablo Picasso“. Del grande artista, Bosé ha ricordi bellissimi di quando il pittore lo accompagnava a scuola: “Alla recita di fine anno mi feci la pipì sotto, perché ero vestito da nuvola e mi vergognavo. Picasso venne da me e mi disse: sei il più bravo di tutti, sei l’unica nuvola che ha fatto piovere“.

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