Givenchy: lo stilista che ha vestito dive e principesse
Glamour ed eleganza raccolti in un solo nome: Givenchy; ecco la storia di colui che, nel corso della sua vita, ha vestito dive e principesse.
Glamour ed eleganza raccolti in un solo nome: Givenchy; ecco la storia di colui che, nel corso della sua vita, ha vestito dive e principesse.
«È l’abito che deve seguire le linee del corpo, non il corpo assecondare la forma del vestito» è solo una tra le più celebri frasi di un Hubert de Givenchy ritratto tra le più note attrici del palcoscenico mondiale, in scatti digitali dal sapore Vintage. Il gusto francese, caratterizzato da una manifattura dedita alla perfezione ed alla raffinatezza, incontra le mani di un uomo “qualunque“, orfano di padre e cresciuto da sempre tra i costumi d’epoca collezionati dal nonno, fotografo.
Il genio creativo di Givenchy (nato il 20 Febbraio 1927), lasciato sopire fino all’adolescenza, esplode nel 1937: è grazie all’Esposizione Internazionale, presso i padiglioni dell’alta moda – dove incontra le creazioni di Lanvin, Chanel, Schiaparelli, Grès – che decide di intraprendere il mestiere dello stilista. A soli 17 anni comincia a percorrere la dura strada nel mondo della Moda trasferendosi a Parigi per studiare disegno all’Ecole des Beaux Arts. Di li a poco la sua sete di conoscenza lo portò ad essere apprendista di Jacques Fath, Robert Piguet, Lucien Lelong e Elsa Schiaparelli. E questo fu solo l’inizio. A 25 anni, maturata la propria formazione, nel 1952, decise di lanciare la sua prima collezione di abiti sbarazzini con tessuti semplici, che ricevette un grandissimo plauso da parte del pubblico. Il più grande successo delle prime creazioni fu la Camicia Bettina, dedicata a Bettina Graziani – modella più richiesta di quel periodo – realizzata in cotone bianco.
Givenchy divenne, in pochissimo tempo, il designer delle star, con una musa d’eccezione: Audrey Hepburn. “Credevo fosse Katharine, di cui ero fan. A quel tempo Audrey non era ancora molto conosciuta a Parigi. Mi chiese di disegnarle il guardaroba per Sabrina, io ero a metà collezione, ma le mostrai alcuni modelli che sembravano tagliati per lei” sono alcune delle parole rilasciate a Yann-Brice Dherbier, autore della biografia dell’attrice “L’intramontabile fascino dell’eleganza”. Così, nel 1953, iniziò il rapporto tra Audrey Hepburn e il couturier, che sfociò nella realizzazione di capi passati alla storia – come il tubino nero di “Colazione da Tiffany” – e di una delle fragranze intramontabili della Maison. Audrey indossò le creazioni dello stilista in quasi tutti i suoi lavori: da Cenerentola a Parigi (1957) a My fair Lady (1964), passando per Colazione da Tiffany (1961) e Sciarada (1963). Ella stessa fu la testimonial della campagna pubblicitaria del profumo “L’Interdit”, creato per lei da Givenchy, rivoluzionando il mondo della pubblicità dell’Alta Profumeria, dove, fino ad allora, erano le modelle a diventare volto delle fragranze.
Oltre Audrey Hepburn, sicuramente colei con cui ebbe il rapporto più lungo e confidenziale, Givenchy vestì le personalità più importanti dei suoi anni: da Jacqueline Kennedy Onassis alle Principesse Grace a Carolina di Monaco, da Greta Garbo a Marlene Dietrich, da Lauren Bacall a Elizabeth Taylor. Nessuna riuscì a resistere al fascino dell’attento couturier, in grado di ridisegnare il concetto di femminilità e di eleganza, facendola permeare a perfezione sul corpo di ogni donna.
Ogni creazione nasceva dal tessuto, esaminato per molto tempo in silenzio, portando lo stilista ad essere un vero e proprio sperimentatore ed avanguardista nelle creazioni tessili: a lui si devono la cigaline ed il satung, misto di satin e shantung. Nella sua raffinata ricerca sposò il genio creativo di Cristobal Balenciaga che, in pochissimo tempo, diventò suo mentore e amico (casualità volle che furono anche dirimpettai in Avenue George V). Su consiglio dello stesso Balenciaga, Givenchy estese il proprio marchio a scarpe, cravatte, bijoux e profumi, toccando anche il settore dell’automobilismo con la Lincoln Continental di Ford.
Mentre Balenciaga abbandonava le scene della Moda, nel 1968, Givenchy lanciò la prima collezione di prèt-à-porter intitolata Givenchi Nouvelle Boutique; solo nel 1973 lanciò la linea Gentleman Givenchy, dedicata all’universo maschile. Da quel momento la sua storia è segnata di colossali successi, fino ad arrivare alla vendita della Maison, nel 1988, al gruppo LVMH; da quel momento, Givenchy, rimase Direttore Creativo del Marchio fino al 1995, anno nel quale si ritirò dalle scene. Attualmente, la linea femminile è affidata all’italiano Riccardo Tisci, che ha saputo rinventare lo stile Givenchy.
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Articolo originale pubblicato il 6 maggio 2015
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