Un'insegnante russa ha difeso l'Ucraina a scuola: ora rischia 15 anni di carcere

Irina Gen, 55 anni, è stata costretta a lasciare il suo lavoro e potrebbe andare in prigione. La sua colpa è quella di essersi schierata contro la propaganda di Mosca e il regime totalitario di Putin.

Si chiama Irina Gen, ha 55 anni e da più di 20 insegna in una scuola in Russia. Ora la donna rischia ben 15 anni di carcere per aver difeso l’Ucraina e, soprattutto, per aver screditato l’esercito russo e la propaganda del Cremlino.

Sono stati i suoi studenti a registrare le sue parole, di nascosto, durante la lezione. Una lezione in cui la professoressa ha parlato del regime totalitario in cui si trova la Russia di Vladimir Putin. Un alunno le ha chiesto cosa pensasse riguardo all’esclusione degli atleti russi dalle competizioni internazionali; secondo lei, stando a quanto si sente nelle registrazioni dei ragazzi, è “giusto. Almeno finché la Russia non inizierà a comportarsi in modo civile. La Russia voleva raggiungere Kiev e rovesciare il governo. L’Ucraina è uno Stato sovrano. Viviamo in un regime totalitario. Ogni dissenso è reato“.

Entrando in classe, poi, Irina Gen avrebbe visto una Z disegnata sulla lavagna: si tratta del simbolo della guerra in Ucraina, che compare sui carrarmati russi e viene utilizzata dalla propaganda di Mosca. La professoressa l’ha definita “somigliante a una mezza svastica“: questa frase, insieme alle altre parole registrate dagli studenti, hanno fatto in modo che l’insegnante finisse in tribunale, colpevole di aver violato la legge che impone ad ogni cittadino russo di uniformarsi alla propaganda del Cremlino e che vieta qualsiasi contrasto.

Per questo, Gen ora rischia di finire in carcere e, ovviamente, è stata costretta a dare le sue dimissioni dalla scuola. Quello della professoressa, però, sembra che non sia un caso isolato: sono sempre di più gli insegnanti russi che tentano di diffondere informazioni che di discostino da quelle imposte da Mosca, schierandosi contro la guerra in Ucraina. Insegnanti che, purtroppo, hanno perso il lavoro.

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