Marco Masini si racconta: "Porto sfortuna? Io so chi tentò di rovinarmi"

L’autore di T’innamorerai e Ci vorrebbe il mare rivela alcuni dettagli sulle voci assurde che lo accusarono di portare sfortuna e riconosce il suo più grande errore: lo schiaffo rivolto al padre Giancarlo.

Marco Masini racconta delle voci dei primi Anni ‘90 che lo accusarono di portare sfortuna:Quelli della mia casa discografica mi comunicarono: ‘Ci dispiace, ma sei un prodotto invendibile’”, rivela il cantautore italiano durante l’intervista rilasciata dal Corriere della Sera.

Tutto ebbe inizio nel 1991, dopo l’uscita del brano La voglia di morire: “Se la malinconia con tutti i suoi ghiacciai ti paralizza il cuore, se tutti questi se li senti dentro te, hai voglia di morire” recitano le strofe del pezzo musicale.

Una decina d’anni dopo, l’artista dichiarò di volersi allontanare dalla luce dei riflettori:

Non volevo ritirarmi, solo avvisare i miei fan che non era colpa mia se non mi si vedeva più in giro. Le tv non mi volevano ospitare.

Le voci messe in giro per screditare la figura di Marco Masini in merito alla presunta sfortuna che lo circondava, provenivano da: “Un addetto ai lavori. Lo stesso che, ogni volta che mi si nominava, faceva le corna o altri scongiuri”, rivela nel corso dell’intervista.

Mentre da un lato il cantautore di origini fiorentine, racconta della propria carriera musicale, dall’altro si sofferma sulle figure che lo hanno accompagnato nel corso della propria vita, dai migliori amici Carlo Conti, Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni, con cui ogni estate si ritrova a: “Mangiare focaccia all’olio sfogliando i giornali sportivi con le dita unte”, al rapporto con il padre, Giancarlo.

Volevo andare a suonare con la band, sarei stato fuori per tanti giorni, viaggiando in auto di notte. Papà aveva paura: ‘Tu non ci vai’, ‘Io fo quel che mi pare’, urlai. E prima che lo facesse lui, gli diedi quello schiaffo” racconta Marco Masini, descrivendo quello che sarebbe diventato il più grande errore della sua vita.

Rimase immobile, incredulo. Non mi punì nemmeno e fu quasi peggio. Gli ho chiesto scusa tante volte, però il rimorso mi resta dentro”, conclude il tifoso della Viola nel ricordo di quello schiaffo tirato nel corso della giovinezza. Il rapporto che lo lega al padre, è sempre stato altalenante, proprio come descrivono le strofe di Caro Babbo: “Eri il mio più grande eroe, eri il primo vero amico, eri assente e irraggiungibile, io ti odiavo e te lo dico”.

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