Chanel Haute Couture Primavera-Estate 2020

Al Grand Palais di Parigi, dove ha ricostruito i giardini dell'abbazia di Aubazine, Virginie Viard ha presentato la sua seconda collezione di alta moda.

Seconda giornata della settimana dedicata alla Haute Couture a Parigi: come da tradizione, la mattina è dedicata alla collezione Chanel Haute Couture Primavera-Estate 2020, seconda volta per Virginie Viard, al timone della Maison dopo la dipartita di Karl Lagerfeld, avvenuta il 19 febbraio 2019.

Ad aprire la sfilata di moda, allestita al solito Grand Palais dove la stilista ha fatto ricostruire i giardini dell’abbazia di Aubazine, dove Mademoiselle Coco trascorse i suoi primi anni in orfanotrofio, Vittoria Ceretti nella prima delle 63 uscite che, soprattutto nella prima parte, sembrano trovare nell’infanzia la loro ispirazione: un tailleur in e nero, con collant e calzini corti bianchi e mocassini con tacco basso e largo.

La stilista manda in passerella, tra le erbe aromatiche del giardino del chiostro, abiti corti come piccoli grembiuli da giovane alunna con maxi colli di pizzo di ispirazione anni ’40.

I look da giorno alternano tailleur dai tessuti preziosi a chemisier affusolati, in lane bouclé tridimensionali, check e rigati impreziositi da filati metallici e paillettes. E poi giacche doppiopetto di tweed e cappotti candidi completamente ricamati di fiori.

Immancabili, i ricami e i disegni d’ispirazione ora floreale ora geometrici che anticipano gli abiti da sera bianchi e lineari a cui fanno da contrappunto creazioni voluminose e in bianco e nero.

La palette dei colori è tutta giocata sul bianco e nero, con poco spazio – e solo calibratissimo – ai colori primari.

Atmosfera quanto mai diversa da quella creata dalla collezione Christian Dior presentata da Maria Grazia Chiuri all0interno della  Female Divine costruita per lei dall’artista Judy Chicago: se per la stilista italiana la donna è divina, in quanto corpo e anima, dalle parti di Chanel Haute Couture pare che la francese Viard voglia votare al divino la sua figura femminile, divisa tra l’infanzia e la castità. E c’è un senso di mortificante tristezza, nell’avvicinarsi all’anniversario della morte del Kaiser che non se ne va.

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