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Dal 1954 a oggi, l'evoluzione del celebre must have della Maison che, come i jeans e la camicia bianca, non passerà mai di moda.
Tre cose non passeranno mai di moda: i jeans, la camicia bianca e la giacca Chanel. Parola di Karl Lagerfeld, il divino stilista al timone della Maison di rue Cambon dal 1983 fino al giorno della sua morte, il 19 febbraio 2019.
La storia di uno dei simboli di Chanel (insieme alla petite robe noir o tubino nero) inizia nel 1954, quando Gabrielle Chanel – riaperto il suo atelier parigino dopo la guerra – decide di regalare alle donne un abbigliamento moderno, in grado di lasciare i movimenti più agevoli e dinamici: in una parola, la libertà nel vestire.
Il nuovo tailleur con cui irrompe nel panorama allora dominato dal New Look di Christian Dior ha una giacca castigata, bordata di passamaneria e i bottoni dorati con teste leonine. Il tessuto di tweed, incredibilmente leggero, permette a chi lo indossa di sentirsi sempre a proprio agio: 4 tasche vere, bordi a tinta unita o a contrasto, asole vere e, cucita all’interno, una catenina che ne assicura la perfetta caduta. Non c’è donna che non la voglia possedere, originale o meno.
Nel 1962, Luchino Visconti affida a Gabrielle Chanel la realizzazione dei costumi del terzo atto di Boccaccio ’70, chiedendole di insegnare il suo senso dell’eleganza alla protagonista, Romy Schneider. Sotto l’occhio della telecamera, l’attrice indossa prima un abito di broccato, poi un negligé e infine un tailleur. Un successo strepitoso che – se ce ne fosse stato bisogno – aumenta ancora di più la fama della nuova creazione parigina.
“La giacca Chanel è una giacca maschile ormai diventata un capo tipicamente femminile e certamente il simbolo di un’eleganza femminile disinvolta, atemporale e intramontabile“, avrà a dire Karl Lagerfeld.
È a lui che si deve, nel 1983, la reinterpretazione del grande classico: Lagerfeld ne rivisita le proporzioni, per meglio adattarle alla silhouette degli anni Ottanta (“la donna di oggi – disse in un’intervista al Women’s Wear Daily – ha spalle larghe, corporatura longilinea, fianchi strette e gambe smisurate“), la guarnisce di bottoni dorati extralarge; per la sera sceglie opulenti ricami ispirati al mobilio dei Romanov e delle onorificenze zariste.
Nel 1985 trasforma la giacca in un modello più corto, quadrato e orizzontale. Nel corso degli anni, la giacca Chanel viene abbinata a gonne, indossata con i jeans, ricamata, colorata con toni pastello, accesi o in bianco e nero. Si presta a ogni metamorfosi, accettando anche le declinazioni più creative.
Per la sfilata Chanel Haute Couture Primavera-Estate 2008, il designer tedesco fa allestire una gigantesca giacca Chanel in cemento nel Grand Palais. Emergendo dalla colossale giacca-scultura (paragonata da Vogue a un enorme scoglio marino), le indossatrici in completi corti e ballerine danno vita a una collezione ispirata ai fondali marini e ai colori delle conchiglie.
È del 2012 The Little Black Jacket, volume fotografico a firma Karl Lagerfeld e Carine Roitfeld (pubblicato da Steidl Publishers): una raccolta più di 100 scatti di attrici, modelle e cantanti che nel tempo hanno indossato e amato il famigerato must have; quella camaleontica giacca pratica e sportiva sui jeans o sui leggings, rock se abbinata a un paio di biker, elegante con un abito lungo o una gonna dal taglio sfasato.
Dalla Cruise 2020 sta a Virginie Viard fare in modo che la giacca Chanel continui a essere un indiscusso oggetto del desiderio e – seguendo le orme de kaiser – continuare a stravolgerla, reinventarla, smontarla e rimontarla mille volte, sempre diversa, sempre fedele alla creazione di Mademoiselle.
Articolo originale pubblicato il 2 settembre 2019
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