Judy, trama e recensione del film con Renée Zellweger

Arriva finalmente in Italia il biopic dedicato alla protagonista de Il mago di Oz: ecco perché non perdere questo piccolo gioiello firmato da Rupert Goold

È in sala dal 30 gennaio 2020 Judy presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2019, Il film si candida a entrare nella lista dei biopic più riusciti degli ultimi anni: a interpretare l’indimenticabile Dorothy de Il mago di Oz, c’è Renée Zellweger, che dopo aver conquistato il Golden Globe, il Critics’ Choice Movie Award e il SAG Award, i rumors già indicano tra le favorite per l’Oscar come migliore attrice.

A dirigerla, Rupert Goold, che ha raccontato il film alla stampa italiana in occasione della conferenza stampa che si è tenuta all’Auditorium Parco della Musica di Roma dopo la proiezione: “Non volevo che Renée fosse Judy ma che facesse Judy. Per questo, dopo denti finti e naso posticcio, parrucca nera e lenti a contatto, ho chiesto che il trucco venisse alleggerito: volevo che gli spettatori si trovassero davanti alla Garland interpretata da Zellweger”. Non solo make-up, però, perché Goold ha rivelato che l’attrice si è sottoposta a un grande lavoro sul corpo imparando a camminare con le spalle in avanti, leggermente ingobbite, proprio come la protagonista.

Nella stessa ottica, di ottenere un personaggio più reale che verosimile, si è comportato anche per le canzoni,  tutte interpretate (tranne una e mezza) dal vivo dall’attrice: “Sul set ho rassicurato Renée che non importava che le sue parti musicali fossero perfette, ma che ci mettesse il cuore“.

Sulla scelta dell’interprete? Nessuna esitazione: “Serviva un’attrice sui 47 anni, che sapesse cantare, che avesse anche dei toni comici e che fosse percepita come una ragazza delle porta accanto, come è stato per Garland: tra le due c’è una grande simmetria. Renée, d’altronde, si è presa una pausa di sei anni quando ha sentito che Hollywood la stava risucchiando“.

Renée Zellweger (Courtesy Press Office)

La trama di Judy

Adattamento cinematografico del dramma teatrale End of the Rainbow di Peter Quilter, Judy racconta il finire della carriera sfolgorante di Judy Garland, iniziata giovanissima con la Dorothy del Mago di Oz (uscito negli Stati Uniti il 25 agosto 1939). Da allora, quattro matrimoni che non la salvarono dalla depressione, tre figli (di cui la prima è Liza Minnelli, avuta dal regista Vincent Minelli con cui rimase sposata per 6 anni), un continuo contrasto psicologico tra il richiamo del palcoscenico, dell’affetto dei fan e i sensi di colpa come genitrice perennemente in tour. Attraverso flashback che regalano alcune delle performance più eccezionali della sua carriera, il film mette in scena gli ultimi mesi prima della morte avvenuta a Londra il 22 giugno 1969, a soli 47 anni, a causa dell’uso eccessivo di barbiturici.

Judy Garland in uno scatto del 1955 (Photo by Silver Screen Collection/Getty Images)

Judy: la recensione del film

Tutte vorrebbero essere Dorothy“, tuona il boss della MGM, Louis B. Mayer, trasfigurato in una sorta di Mago di Oz del male alla giovanissima Garland, costretta ad assumere consistenti dosi di farmaci (dai quali rimarrà dipendente per tutta la vita) per non dormire e non ingrassare. Ed è già su quel celebratissimo set che la sorte di Judy è segnata.

Prosegue con Judy Garland la lunga lista di artisti – più o meno sventurati – a cui una Hollywood sempre più a corto di idee ha dedicato un biopic. Come nei recenti lungometraggi dedicati a Freddy Mercury (Bohemian Rhapsody) ed Elton John (Rocketman), anche nel lavoro firmato da Rupert Goold il primo stupore nasce dalla somiglianza incredibile che Renée Zellweger riesce a ottenere, col make-up e con lo studio del personaggio, alla Garland. Tuttavia, il lavoro del regista inglese – come quello della sua attrice protagonista – è tutto tranne un mero esercizio di stile, ma si rivela un affascinante viaggio verso l’autodistruzione di un essere umano profondamente solo pur vivendo sotto i riflettori e, nello stesso tempo, una amara constatazione di come spesso il paradosso sia la cifra dell’esistenza:  “A Judy, in età infantile, non è stato permesso di essere una bambina malgrado fosse una bambina conosciuta da tutti; da adulta, è stata costretta ad abbandonare i suoi figli pur di riuscire a guadagnare abbastanza da poter stare con i propri figli“, ha confermato in conferenza stampa il regista.

Ne esce un piccolo gioiello, che molto deve alla recitazione calibrata e mai sopra le righe di  Zellweger, che sa emozionare senza scadere nella retorica. Degno di encomio, il tentativo di restare fedeli il più possibile all’autobiografia dell’artista, piegando il meno possibile gli eventi reali alle esigenze narrative; il tutto condito da una bella colonna sonora e un’accurata riproduzione di costumi e location dell’epoca.

Darcy Shaw è l’attrice da giovane (Courtesy Press Office)

Judy: l’uscita del film in Italia

Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival l’11 settembre (dove la performance della protagonista è stata salutata da una standing ovation della critica), Judy sarà distribuito nelle sale italiane da Notorious Pictures a partire dal 30 gennaio 2020, in occasione del 50esimo anniversario della morte della Garland (il 22 gennaio).

Renée Zellweger in una scena del film (Ph. David Hindley @Courtesy Press Office)
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