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Riprendono i voli verso il Giappone, ma rimane il rischio nucleare. Non si tratterebbe, però, di una nuova Cernobyl.
Il Giappone sta lentamente tornando alla normalità dopo il terrificante sisma che l’ha colpito venerdì. Nonostante sia ancora difficile ipotizzare una stima di danni e decessi, la popolazione ha da subito dimostrato la volontà di rimettersi in gioco, tornando al più presto alla propria routine quotidiana. Non è un caso, perciò, che sia già stato ripristinato il traffico aereo.
Alitalia, infatti, ha annunciato il ritorno in funzione delle tratte Milano-Tokyo e Fiumicino-Tokyo. I voli, tuttavia, potrebbero subire ritardi o cancellazioni perché dipendenti dai costanti aggiornamenti della situazione nipponica: in caso di altre scosse, ovviamente, ogni comunicazione aerea verrà interrotta.
Uno dei fattori di questa vicenda che ha più colpito il mondo intero è la sorprendente compostezza dei cittadini giapponesi. Si tratta, naturalmente, di una popolazione abituata a scosse telluriche e a eventi sismici di grande entità, ma la forza d’animo dimostrata venerdì è risultata davvero stupefacente. Non sono stati molti gli attimi di panico e delirio collettivo: i video che sono trapelati in Rete, infatti, mostrano i nipponici composti ed estremamente preparati, quasi in fila indiana con il kit fatto da caschi e valige pronte. E forse è per questo che si sta dimostrando una grande tenacia nel tornare alla normalità al più presto.
Un problema preminente, però, affligge i giapponesi e le loro rappresentanze politiche. Di ieri, infatti, la notizia di ingenti danni alla centrale nucleare di Fukushima, dove la gabbia di protezione di un reattore si è letteralmente disciolta. Una fuga di radiazioni è quindi emersa dalle pareti frantumate dell’impianto, con possibili gravi emergenze di salute per la popolazione. Nella giornata di ieri, perciò, si è parlato della volontà di evacuare i residenti nelle aree limitrofe alla centrale, mentre il vento radioattivo pare aver già raggiunto i 20 chilometri di distanza dal luogo del disastro. Secondo le rilevazioni internazionali, però, non pare esserci il rischio di un Cernobyl 2: i danni dovrebbero essere solo locali e limitati solamente alle zone più prossime alla centrale.
Articolo originale pubblicato il 13 marzo 2011
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